di Alfredo Morganti – 24 luglio 2016
C’È L’OCCIDENTE DIETRO GLI ULTIMI ATTENTATI CHE LO SCONVOLGONO. C’È L’EGO DIETRO LE PAURE. E INTANTO GLI ALTRI MUOIONO COME MOSCHE, QUASI IGNORATI DALLE ‘ULTIM’ORA’ E DALLA ‘NARRAZIONE’ DEL GIORNALISMO TV.
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Sappiamo tutto, e meno male, delle stragi e degli ultimi attentati che sconvolgono le nostre città e le piazze europee. Le “ultim’ora” scattano appena un secondo dopo l’evento. Hanno persino intervistato il cittadino di Monaco che ha interloquito con l’attentatore suicida dell’Olimpia Zentrum e hanno ripetuto sino all’inverosimile quale fosse stata la pur semplice dinamica dell’azione stragistica. Senza mai aggiungere, ogni volta, almeno un dettaglio in più. Nei giorni successivi, SkyTg24 titolava ancora ‘Monaco sotto attacco’, quando ormai era chiaro che non si trattava di Isis, ma soltanto del gesto di un folle, tutto da analizzare (e magari lo si facesse davvero senza “ultim’orismo”, malattia infantile del giornalismo 24ore). E così è stato anche per il gravissimo evento di Nizza e prima ancora per ogni altro attentato (o falso allarme) recente. Pensate a Bruxelles.
Due parole, poche immagini, solo accenni, invece, per la strage di Kabul: 80 morti, 250 feriti. E così per l’attentato di Bagdag di inizio luglio: oltre 200 morti, di cui 25 bambini. Non fanno notizia nello stesso modo, e ci colpiscono meno, perché non si tratta di ‘noi’, non è roba nostra. In fondo ‘lì c’è la guerra, è normale’, come se la guerra fosse un affare di quei popoli lontani e non si trattasse di conflitti in cui c’è sempre stato il nostro zampino. A Kabul i due o tre kamikaze si sono fatti esplodere all’interno di un corteo che era stato definito ‘Marcia della luce’, in cui un fiume di persone chiedevano elettricità e acqua. Proprio così, perché in Afghanistan solo il 30% degli afghani ha l’energia elettrica. A protestare era la minoranza etnica degli Hazara, il 10% circa dei 30 milioni di afghani. Non hanno elettricità, altro che iphone, altro che Pokemon Go. Muoiono come mosche perché marciano per avere condizioni di vita migliori. E sono vittime innocenti senza che da noi scatti nessuna ultim’ora. Anzi, la notizia è quarta, quinta, scivola via rapidamente. Diventa folklore etnico, roba lontana. Ma ci riguarda, altro che. E ci sarebbe da scrivere, da raccontare, da intervistare. Invece di fare la ‘narrazione’ giornalistica, a cui ormai ci hanno abituato.
La verità è che l’Occidente sa ‘narrare’ solo se stesso, sa parlare solo di se stesso, agli ‘altri’ riserva al più un po’ di beneficenza, e fa loro visita con le sue star, che lasciano un po’ di denaro e si fanno fotografare senza trucco con bambini denutriti in braccio. Luoghi lontani, che avevamo già bombardato secondo le regole di una qualche ‘guerra giusta’ scatenata da un Presidente USA che cerca il consenso di una lobby, o da un Primo Ministro Britannico che blatera di armi di distruzione di massa. Ma questo ignorare l’altro, questo considerare solo sé, questo specchiarsi narcisistico, non conduce lontano. Non può condurre lontano. E, come in questi giorni, produce in realtà solo insicurezza, solo incertezza, solo insofferenza, solo paure. Abbiamo ormai il terrore della nostra stessa immagine. E in fondo, per certi aspetti, stiamo diventando i veri carnefici di noi stessi.