Massimo Mucchetti, senatore autosospeso

per Gian Franco Ferraris

fonte Donatella Peluso su facebook

di Massimo Mucchetti

Mi chiedo se una leadership di governo possa esprimersi nella manipolazione delle posizioni altrui, con la complicità dei mass media che dipendono ormai dai sussidi erogati o negati dallo Stato (Palazzo Chigi, Dipartimento dell’editoria), dal contratto di servizio (Rai), dagli interessi di padron Silvio (Mediaset). Forse sì, mi dico: se davvero siamo entrati nell’era della postdemocrazia. Certo è che questa manipolazione l’ho sentita già tante volte quando dallo scranno più alto si dipingono come frenatori e nemici delle riforme quanti vogliono le stesse riforme ma più forti, coerenti, trasparenti e democratiche. È un frenatore chi vuole dimezzare il numero dei deputati e ridurre a un terzo quello dei senatori, eletti assieme ai consigli regionali riducendo in proporzione il numeri dei consiglieri? Il Senato che ci prospetta il testo del governo è un dopolavoro di governatori e sindaci che tuttavia elegge, assieme alla Camera dei deputati, il presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, i membri laici del Csm e i collegi delle Authority. Abbiamo riflettuto su come stiamo distorcendo il meccanismo delle garanzie democratiche? Berlusconi è d’accordo; non a caso l’attacco più velenoso agli autosospesi è venuto ieri dal Giornale. Il resto del Parlamento invece ha dubbi. Noi con chi stiamo? Con Denis Verdini, famoso per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino e per i suoi collegamenti con la massoneria toscana, che, oltre tutto, è ormai una massoneria di paese? Usiamo Verdini contro Chiti? Quella stessa manipolazione la colgo ora nel tentativo di ridurre il problema delle riforme istituzionali e della responsabilità personale di ogni singolo parlamentare a un presunto caso Mineo, reo di non assicurare la disciplina di partito nella Commissione Affari Costituzionali e perciò rimosso. E la ritrovo nella distinzione gesuitica tra aula e commissione laddove il novello Principe concede libertà di voto al singolo parlamentare nell’aula (fino a quando?), mentre la nega in commissione. Personalizzare la polemica politica, ridurre a fantoccio l’interlocutore per aizzare i seguaci è un brutto vizio. Ed è anche un segno di debolezza, se praticato da chi sta in cima alla piramide del potere.

Nel mio blog (www.massimomucchetti.it) ho scritto che equivale a sparare con il cannone contro le rondini. Uno spreco: le rondini non le colpisci, le fai solo volare via. Come ha scritto Lucia Annunziata sull’Huffington Post, le elezioni europee hanno dato a Renzi un fortissimo consenso di carattere generale, non carta bianca su tutto. Meno che mai sulla formazione del Senato e sulla legge elettorale. Su tali questioni la discussione è aperta. In Parlamento e nel Paese. Ma nel partito non ha ormai carta bianca, mi è stato chiesto? Non sta a me dirlo. Non ho la tessera del Pd. Il partito mi chiese di lasciare il mio lavoro per fare il capolista al Senato in Lombardia garantendomi autonomia di giudizio e di azione necessarie a utilizzare al meglio la mia storia professionale. Se certe competenze non interessano più, chi di dovere lo dica. Vorrà dire che aveva ragione Ferruccio de Bortoli a considerare un errore lasciare il Corriere per prestare servizio civile in parlamento. Nessuno è indispensabile. Diversamente, continuerò a esercitare la funzione parlamentare come prevede l’articolo 67 della Costituzione, e cioè senza vincolo di mandato. Una forma di libertà, in rappresentanza della Nazione, che la Carta non limita all’aula o alle commissioni. Perché si tratta di libertà indivisibile. D’altra parte, l’articolo 2 del regolamento del Senato, comma 5, recita: «Su questioni che riguardano i principi fondamentali della Costituzione repubblicana e le convinzioni etiche di ciascuno, i singoli senatori possono votare in modo difforme dalle deliberazioni dell’Assemblea del gruppo». Anche la norma interna del gruppo, che è la casa nella quale sono entrato il 25 febbraio 2013, non distingue tra aula e commissione. La stessa filosofia ispira il regolamento del Parlamento europeo, vedi l’articolo 2. L’epurazione di Mauro da parte del rude Casini, di Mineo e quella preventiva di Chiti pongono un problema di democrazia.

La parola epurazione disturba, lo so. Ma non facciamo i farisei e abbiamo almeno il coraggio di dire pane al pane e vino al vino. Chi scrive ha osservato la disciplina di gruppo anche quando è stata richiesta in modo surreale. ……. Lo ricordo per dire che non ci sono irresponsabili. Ma sulla difesa dei valori costituzionali non possibile lasciar perdere. Non sono disposto ad accettare di essere ridotto a portavoce della direzione del partito come se fossi un parlamentare pentastellato. Per questo mi sono autosospeso. Renzi potrà anche dare della palude a chi su un punto specifico gli dice di no, ma qualcuno un giorno ricorderà il significato delle parole. La palude è fatta dai molti che agiscono per un vantaggio personale. Non da chi, scegliendo la minoranza, si esclude dalle prossime liste elettorali e dunque non teme la minaccia di elezioni anticipate, una pistola scarica anche perché Renzi dovrebbe giustificarle con la pretesa di un Senato non elettivo. Sarebbe meglio che oggi l’assemblea del Pd fosse informata delle trattative riservate in corso con la Lega che hanno per oggetto il titolo V: ritorno al federalismo, che il governo vorrebbe invece correggere, in cambio della rinuncia del Carroccio all’elezione diretta del Senato.

Alcuni amici mi avvertono che per gli italiani queste questioni sono noiose, inutili. Hanno ragione. Il Senato lo abolirebbero tutto e subito. Dico loro: ok, a me sta bene pure una repubblica presidenziale, purché il gioco sia chiaro e sia riformato il sistema delle garanzie costituzionali, a cominciare dal Quirinale. La crisi dei partiti ha prodotto una diffusa stanchezza per la democrazia. Lo so bene. Non sono un politico di professione, a differenza di taluni nuovisti che vent’anni fa erano già deputati liberali e ora scoprono il centralismo democratico. Vivo tra la gente. Ma gli eletti dal popolo hanno il dovere della pazienza e della tenacia. Un Parlamento meno libero non ci regalerà un Paese più democratico e nemmeno più efficiente.

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