di Alfredo Morganti – 23 giugno 2016
Adesso mettetevi nei panni della maggioranza del PD. Quello che era un bel sogno (l’Italia riparte, si sblocca, va avanti, fa le riforme, la svolta buona, la buona scuola, i frizzi e i lazzi – per citare alcuni hashtag che faranno la storia e su cui si scriveranno delle monografie) si sta tramutando in un mega selfie collettivo di sganassoni dati alla cieca al primo che capita innanzi. Orfini, per come è stato messo di mira anche in modo plateale, fa persino tenerezza e rischia di diventare il solo capro espiatorio di un fallimento collettivo, dopo una corsa durata meno di tre anni e già in dirittura d’arrivo. Io capisco il panico, insomma, e l’improvvisa mancanza di terra sotto i piedi, un po’ come Wil Coyote quando inizia a mulinare le gambe perché sotto c’è il baratro.
Capisco tutto, anche l’angoscia per lo scranno perduto o a rischio futuro. Ma se, invece, evitassero spettacoli indecorosi con reciproche accuse e si mettessero seduti, calmi e analizzassero meglio la fase? Se facessero una VERA Direzione, in cui sobriamente si apre una discussione e si cerca di trovare rimedi concreti alla palude in cui stanno sguazzando? Se si vedessero da qualche parte e facessero una disanima puntuale dell’accaduto, degli errori, delle soluzioni possibili? Non sarebbe meglio, piuttosto che scatenare una rissa come nel peggior bar di Caracas, fornendo un’immagine pessima (per quanto aderente) di loro stessi e del partito che, per quanto ridotto a uno straccetto, un minimo di dignità la deve pur conservare?
Certo aprire un dibattito serio, non in streaming, vorrebbe dire rinnegare in toto una solida ideologia, per la quale il dibattito è un vecchio rito della vecchia politica, mentre è più smart il profluvio di parole del Capo con successiva somministrazione in streaming di incenso sul suo capo da parte dei fedelissimi. Certo, resta il fatto che invece del dibattito stanno scegliendo il tafferuglio e i lacrimogeni, e puntano tutti l’indice sul povero Orfini. Che presto apparirà anche ai suoi più acerrimi nemici come una specie di cucciolo di panda alle prese con dei crudeli bracconieri. Se ciò accadesse, qua lo dico, sarei il primo a farmi un selfie per ‘Repubblica’ col post-it giallo appeso in fronte con su scritto: #jesuisorfinì