di Alfredo Morganti su facebook
Rughetti il Semplificatore
Vi giuro, per me Rughetti (sottosegretario renziano alla Semplificazione) è una vera scoperta. La sua intervista di oggi al Corriere è un pezzo di storia del giornalismo politico italiano recente. Sentite che crescendo. Alla affermazione del Sottosegretario che il PD ha stravinto le elezioni (ed è indubbio), l’intervistatore ribatte subito: però siete caduti in alcune città chiave. Righetti non batte ciglio e spiega con calma: “alle europee ci ha votato il popolo delle primarie” (ma scusa, non sono sempre gli stessi a votare per europee e amministrative?), ossia “elettori che non vivono di schemi” (cioè votano alla cianfraciò? mettono la crocetta alla cieca? fanno la roulette russa con la scheda?). Già me lo immagino questo “popolo delle primarie” che entra nel seggio portando con sé un’ondata di nuovo, e canta “fatece largo che passamo noi”, sostituito poi alle amministrative dai soliti elettori grigi, burocratici, riformisti vieppiù, che votano per schemi, utilizzano un normografo con la crocetta piazzata sul ‘vecchio PD’ invece che sul ‘nuovo’.
Il maligno giornalista, tuttavia, incalza Rughetti e mette il coltello nella piaga: Padova, Livorno, Perugia, Potenza… Il sottosegretario però non batte ciglio, immagino persino un suo sorrisino di scherno, e spiega tutto: “A Padova esiste da tempo l’alternanza” dice. A Padova? E in altre città no? E allora a che serve votare? “Perugia ha da anni problemi sociali, di sicurezza, di droga. È diventata oggetto di studio e di programmi tv”. Cioè, gli elettori si drogano? Ci vuole l’antidoping? La chiusura delle curve? Il DASPO (come chiede spesso con encomiabile impegno Renzi)? Secondo Rughetti, Boccali (il candidato Sindaco sconfitto) non avrebbe capito che “serviva un progetto più grande” (il metadone? Una comunità di recupero per gli elettori, ma non per il popolo delle primarie, ovvio!, che vive fuori dagli schemi, tipo i bykers a cavalcioni di un’Harley Davidson). Infine Livorno. Lì, secondo Rughetti, il nuovo è andato in continuità col vecchio, e invece “il renzismo [dice proprio: il ‘renzismo’, un po’ come il ‘marxismo’] insegna che vinci se rompi uno schema e trovi una soluzione nuova” (una specie di videogioco, insomma). Di Potenza, invece, Rughetti non dice proprio nulla, ma probabilmente avrebbe addebitato la sconfitta al vento forte che si abbatte costantemente sulla città e che avrebbe obnubilato la mente del popolo delle primarie proprio mentre era intento a rompere gli schemi di cui sopra.
C’è poi il problema della foto del 25 maggio sera, che Rughetti dice di “aver difeso” (“era una bella foto, con una buona esposizione e ottimo contrasto” avrà forse dichiarato all’ANSA) e proprio a partire da Fassina (che se lo ricordi per il futuro!). Anche se il sottosegretario si affretta a dire che “non devono esistere più contrapposizioni come quella tra “riformisti e renziani” (dice proprio così, giuro!), tra vecchio e nuovo (evvabbè, questa è la solita!). Per questo si sappia che a lui non piacciono quelli che occupano il territorio usando impropriamente il marchio renziano DOC. Chi ha votato Cuperlo o Bersani non deve proprio spiegare nulla ai renziani: è tutta gente che ha “sbagliato e rallentato” postilla Rughetti. “Rallentato”, ha detto proprio così. E ciò spiega anche quella contrapposizione paradigmatica rughettiana tra riformisti e renziani: dove i primi sono sinonimo di lentezza, mentre i secondi sono turbo, corrono, rompono schemi, accelerano, si agitano come tarantolati mentre i riformisti gigioneggiano a spiegare e a parlare (magari persino di equità!). Vengono in mente i vecchi cartoon, dove il protagonista sospeso nel vuoto rotea vorticosamente le gambe prima di cadere nel vuoto a velocità, certo, considerevole e non biecamente riformista.