di Luigi Altea 1 aprile 2016
Federica Guidi non aveva bisogno di ungere ruote, già abbondantemente oleate dalla Provvidenza o, se volete, dalla fortuna.
Non era diventata ministro per permettersi, finalmente, di rifarsi il guardaroba, o per garantirsi pasti regolari.
Quando giurò sulla Costituzione nessuno sospettò che pensasse alla sua, già vistosamente sana e robusta.
L’ex ministro era, anche fisicamente, opulenta, molto opulenta, ai limiti della protervia…
Non di rado è capitato di vederla agitare le braccia per ricomporre l’abbondante sedere, o aiutarsi con le mani per gestire il rigoglioso seno, e fargli ritrovare una problematica centralità.
A Federica Guidi non è mai mancato nulla.
E nata in un posto già bagnato, dove ininterrottamente ha continuato a piovere.
I Re Magi non hanno dovuto cercarla in una povera mangiatoia. Se la sono trovata in casa: Confindustria, Fiat, Ferrari, Ducati, Finanza…
Il solo sospetto che, come ministro dello Sviluppo economico, abbia pensato ulteriormente al suo… fa moderatamente schifo.
Nulla c’era ancora da sviluppare in una vita sazia, in un’esistenza satolla, in una carriera appagata.