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di Antonello Boassa 7 febbraio 2016
Potente arma ideologica al servizio della guerra
Milton Friedman, con la sua “scuola di Chicago”, ha saputo fornire, fin dagli anni ’50, gli strumenti teorico/ideologici indispensabili alle multinazionali, alla Cia, ai militari perché potessero, in nome della libertà e della morale, realizzare “cambi di regime” e colpi di stato al servizio delle popolazioni oppresse (Guatemala, Honduras, Iran, Indonesia...)
L’apparato teorico di Friedman è complesso e si avvale di una strumentazione matematica per “evidenziarne” la sua scientificità.
L’assioma di base è di una semplicità disarmante. Perché si realizzi un sistema economico funzionante è necessario che ci sia un “capitalismo puro” che non sia inficiato da interventi distorcenti dello stato con le sue regolamentazioni, con i limiti che pone ad una privatizzazione capillare, con le inutili spese sociali.
Milton Friedman non era soddisfatto neanche del capitalismo statunitense imbavagliato da lacci e lacciuoli che ne impedivano una maggiore produttività.
Perciò innanzitutto: deregolamentazione, privatizzazione, lotta contro gli sprechi statali per le spese sociali.
Milton Friedman era convinto tuttavia che i mutamenti che auspicava non fossero di facile soluzione a causa degli incompetenti Keynesiani che avevano ancora una grande presa presso i governi occidentali… reputava perciò che un disastro (politico o naturale) potesse creare uno stato di shock che paralizzasse l’opinione pubblica e la popolazione e rendesse più facile far passare delle misura d’emergenza (ovviamente liberiste) che poi si sarebbero stabilizzate. Dopo lo shock del colpo di stato e gli altrettanti shock della brutale repressione e della tortura si presumeva che la popolazione non si sarebbe ribellata più. Da qui l’appellativo che gli venne affibbiato di “economista dei disastri” (appellativo che oggi si può assegnare alla grande finanza internazionale che ha saputo apprendere da Friedman… e speculare così sui disastri naturali (tsunami, inquinamento, alluvioni, colpi di stato, cambio di regime…).
Laboratorio privilegiato in Cile: colpo di stato diretto da Pinochet contro il governo progressista di Salvador Allende. Perché potesse sorgere un capitalismo il più vicino ai desiderata di Friedman e dei suoi fan cileni “i Chicago boys” era necessario smantellare completamentelo lo statalismo ed usare perciò la massima fermezza contro chi si fosse opposto (socialisti, sindacati, popolazione resistente). Praticata la tortura su migliaia di persone con i metodi scientifici della Cia (sempre attenta a sapersi migliorare in questo campo), omicidi mirati e di massa e sparizioni (gettati in mare con l’addome squarciato perché non galleggiassero). Naomi Klein nel suo prezioso “Shock economy” ci ricorda che il 74% dello stipendio se ne andava solo per comprare il pane mentre con Allende per avere pane, latte e biglietti dell’autobus si spendeva il 17%. Con Pinochet/Friedman la scuola pubblica “fu rimpiazzata con un sistema di buoni spesa e scuole charter… furono privatizzati asili nido e cimiteri…”. Il sistema economico non collassò del tutto perché Pinochet, in barba a Friedman, nonostante avesse adempiuto a gran parte dei suoi dettami, si tenne strette le miniere di rame che in precedenza erano state statalizzate da Allende.
Per Friedman tutto ciò era distruzione creativa perché dalla tabula rasa si potesse ritornare ad uno stato di salute naturale, cioè ad un capitalismo puro (“la purezza”, vecchio pallino di Friedrich von Hayek, creatore della Mont Perelin society centro di raccolta di intellettuali inferociti contro il marxismo e il Keynesismo).
Molte cose ancora da dire sul premio Nobel Milton Friedman morto nel 2006. Lo farò in altra occasione. Mi basti dire che la sua influenza non toccò solo l’Occidente ma nei suoi aspetti meno nefasti anche i Paesi cosidetti in via di sviluppo, l’Unione sovietica e la Cina (come dimostrerò successivamente).