Discorsi generazionali (anche se non li amo)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 3 febbraio 2016

Se proprio vogliamo fare un discorso ‘generazionale’, facciamolo. Dalla rottamazione in poi, diciamo, è invalsa l’abitudine di sostituire il ‘merito’, l’esperienza, i saperi, le competenze, la passione politica con la mera considerazione della data di nascita. E così, se i trentenni arrancano nelle professioni e se ne lamentano perché nessuno li terrebbe in vera considerazione, in politica essi sono salutati come i nuovi ‘guru’ e come i ‘salvatori’ della patria. L’Italia è capofila di questo mood. Ci stiamo sorbendo un premier quarantenne, assurto al soglio per vie laterali, solo in quanto ‘nuovo’ e ‘rottamatorio’, e non per altri meriti e/ competenze e/o spinte politiche. Lui è il nuovo, punto, e così anche il suo cerchio magico. La narrazione associata è stata: basta con i politici grigi che hanno rovinato l’Italia e sono vecchi e stantii; per stare al passo coi tempi nuovi servono politici nuovi. Sottonarrazione: siamo stanchi dei soliti nomi, cambiamo anche solo per cambiare. Sottosottonarrazione: siamo stanchi di perdere coi vecchi, adesso vogliamo vincere. Come se la politica fosse il calcio, dove conta solo che quelli con la tua maglia battano quelli con l’altra maglia, chiunque essi siano e comunque la pensino. Agonismo competitivo e sangue giovane invece di saperi, ideali, valori, rappresentanza effettiva. Il popolo della sinistra ha ingoiato tutto questo ed è rimasto incantato dai giochi di prestigio della classe dirigente che ci propinava uno dei suoi come se fosse uno dei nostri.

Guardiamo adesso fuori dal nostro Paese. In Francia Hollande ha insediato Valls. È un ricicciamento del fenomeno Renzi, o qualcosa di molto simile. Ne sta nascendo una Francia di destra che indossa una casacca di sinistra. Ancora la logica del tifo calcistico, per cui la maglia è più importante delle idee che veste. Io la chiamerei ‘volontà di vittoria’ alla maniera della ‘volontà di potenza’ di Nietzsche. In Spagna è stato incaricato per la formazione del governo il segretario del PSOE, un giovanotto in camicia bianca, un altro, che sfilò con Renzi alla Festa dell’Unità sotto l’emblema “che storia, Il futuro”. Che storiaccia, direi. Ebbene, se nei Paesi latino-mediterranei tira molto il giovane quarantenne fotogenico, che sfoggia gioventù come se fosse un merito e non mera biologia, nei paesi anglosassoni (notoriamente più avveduti) il fenomeno è opposto, con una specificità in più. Lì a sinistra tirano molto invece i ‘maturi’, gli esperti, i saggi, le donne egli uomini di una certa età, appassionati, tosti. Corbin alla guida del Labour, Sanders e Hilary che si contendono invece le primarie democratiche. Esperienza, meriti, capacità, lungimiranza, rappresentanza invece di mera gioventù, ossia del mero dato biologico. Con la specifica, appunto, che sono i millenials, i giovani e giovanissimi veri a sceglierli, a lanciarli, a esigere che scendano in campo e si occupino dei loro Paesi. A domandare responsabilità, non rottamazione. Giovani che non eleggono giovani, anzi. Nuovo biologico/generazionale che opta per il ‘vecchio’ e per l’esperienza e la forza di chi ha visto già molti anni ed è temprato di saperi e competenze tali da poterle metterle in gioco per il bene comune.

Un’ultima considerazione. Ma se i giovanissimi puntano sugli anziani, come sembra, allora la fascia generazionale centrale di 30-40enni a che gioco gioca, che ruolo svolge, di che cosa si occupa in politica? Di vincere, di indossare casacche alla putacaso, di far valere la propria gioventù (relativa, peraltro) su tutto? Di annusare il potere per il potere e di mettere sul piatto tutto, ma proprio tutto, rottamazione e ‪#‎staisereno‬ compresi? Così pare. Ma non è che proprio questo senso dei 30-40enni per il potere, questa loro volontà di potere, li ha trasformati in abili trasformisti e cinici conformisti, che li spinge a considerare le idee degli orpelli e i valori dei semplici ‘putacaso’, pur di ‘vincere’, pur di ‘segnare il goal’, pur di ‘scendere in campo’, pur di volere il potere e la propria stessa gioventù da Peter Pan su tutto? E se la tragedia vera fosse proprio questa, e ci segnasse nel profondo, come il nostro più grande fallimento? E se proprio gli attuali 30-40enni fossero il nostro fallimento più grande (nostro, della sinistra)? Brutta storia davvero, in tal caso.

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1 commento

Antonino Spartacus Trovato 4 Febbraio 2016 - 18:51

Sono un anziano , che ha vissuto tutte le traversie , dopo la liberazione del paese dal nazifascismo, della guerra cosiddetta fredda, delle discriminazioni nei confronti di coloro che non si adeguavano al partito dominante della democrazia cristiana ( mio padre non era comunista , ma è stato scomunicato , solamente perchè di un altro partito !) con il clientelismo , con i favoritismi , sistemando nei posti delle pubbliche amministrazioni solamente chi votava ed aveva la tessera. In Sicilia non si respirava aria di libertà , costringendomi all’emigrazione forzata .Fatta questa breve premessa, dopo aver letto attentamente l’articolo, mi sembra di essere tornato indietro con gli anni e vedere il quadro desolante e triste di quel periodo, perchè non è questione di giovani o di vecchi ( direi anziani ! ) , ma di scelte politiche , di rappresentare la politica come spettacolo , con il regista che usa pesi e misure diverse ,a secondo delle convenienze elettorali con il proposito e l’intenzione di modificare la nostra Costituzione per accentrare il potere assoluto ! Si è circondato di persone che si dedicano alla politica per i loro interessi e trascurando le esigenze fondamentali : lotta alla corruzione , all’evasione fiscale , investimenti per creare lavoro , giustizia sociale ! Non credo che il quadro italiano sarà ricordato ,perchè dei giovani hanno scalato il potere , ma per le loro scelte politiche ! Ad ognuno le sue responsabilità !

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