Fonte: la Repubblica
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Intervista a Stefano Fassina di Mauro Favale, La Repubblica del 9 Gennaio 2016
Al Brancaccio lui ci sarà: “Vado ad ascoltare ma anche, se sarà possibile, a motivare il perché ritengo che non vi siano le condizioni per avviare a Roma un progetto con il Pd”. Stefano Fassina la porta del centrosinistra l’aveva già chiusa. Ora dà pure due mandate di chiave continuando la sua corsa verso una candidatura solitaria in Campidoglio a sinistra del Pd.
E gli appelli che arrivano anche da esponenti di Sel?
Mi sembrano surreali. Trovo incomprensibile l’insistenza verso un centrosinistra che non esiste più.
Le obiettano: “Il popolo del centrosinistra che chiede unità”.
Bisogna stare attenti a non declinare questo centrosinistra sul terreno della metafisica. A livello nazionale è stato già liquidato per le scelte del governo su Costituzione, scuola, lavoro, trivelle.
E a Roma? La famosa “autonomia dei territori”?
A Roma è finito a luglio, con la “normalizzazione” della giunta. O quando il governo ha soffocato l’amministrazione Marino, per poi dare i soldi per il Giubileo al commissario Tronca. Ed è finito con le firme dal notaio per far cadere il sindaco.
Insisto: a lanciare appelli sono gli stessi amministratori di Sel.
Non tutti, segnalo. Credo che ci sia preoccupazione vera per la fine del centrosinistra. Io stesso vivo questo passaggio con sofferenza, non certo con leggerezza.
A chi chiede “unità” per non lasciare campo libero alle destre come risponde?
Unità su cosa? Noi abbiamo proposto un referendum per scegliere tra fondi per le Olimpiadi e investimenti sulla mobilità sostenibile: il Pd che dice? Noi sosteniamo lo stadio a Tor di Valle ma siamo contro l’enorme speculazione che si prospetta su quel territorio: il Pd che dice? E sulla privatizzazione degli asili? Noi, per esempio vogliamo ristrutturare il debito cittadino e ritirare la delibera sulla privatizzazione del patrimonio capitolino. Ora parli il Pd.
Così sembra difficile anche un vostro eventuale sostegno al candidato Dem al ballottaggio.
Al ballottaggio puntiamo ad arrivarci noi. E puntiamo a coinvolgere quel 50% di città che non vota. Poi non sappiamo nulla del programma nè dei candidati. Ogni valutazione è prematura.
Sel è destinata a spaccarsi?
Non ne vedo le ragioni. Un’alleanza col Pd condannerebbe la sinistra alla marginalità. Prevarrà questo dato di realtà.