Renzi, scudo umano di governo e parlamento

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Maurizio Alesi
Fonte: politicaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2016/01/renzi-scudo-umano-di-governo-e.html

di Maurizio Alesi – 4 dicembre 2015

“Se perdo il referendum confermativo la mia esperienza politica sarà fallita”. Questa è l’ennesima sfida lanciata da Renzi, nel corso della conferenza stampa di fine anno alla Camera dei Deputati.
Si avvicina il voto finale sulle riforme costituzionali (la quarta lettura della legge è prevista alla Camera giorno 11 gennaio 2016) e lui, sicuro di sé e sprezzante del pericolo, gioca d’azzardo e alza il tiro contro i gufi che continuano a infastidirlo nella sua splendida azione di Governo.

L’esaltazione del suo ego raggiunge ormai livelli tali da consigliare l’intervento dei suoi spin doctors che ne curano l’immagine pubblica. Il motivo è legato alla sua totale estraneità alle regole e ai principi fondanti della nostra Costituzione. È convinto di essere chiamato ad occuparsi di tutto e di dover decidere su ogni ambito dello scibile umano, ignorando il principio sacro ed inviolabile della separazione dei poteri.

Par7536591Anche i ragazzini sanno che le leggi (specialmente se si tratta di leggi costituzionali) le approva il Parlamento e non il Governo. Il referendum confermativo, previsto per il prossimo ottobre, sulle predette riforme, riguarda quindi l’operato di Camera e Senato, sul quale i cittadini dovranno esprimersi per confermarle o respingerle. Palazzo Chigi e il presidente del Consiglio sono pertanto estranei al tema in argomento. Se è così perché Renzi invade un terreno non proprio e si intesta le riforme costituzionali come fossero provvedimenti del suo governo? La spiegazione è semplice e intuitiva. Con questo gesto plateale, quanto azzardato, delle dimissioni in caso di bocciatura intende chiamare alle armi tutti i suoi deputati e senatori avvertendoli che se va male si va tutti a casa (lo farà?).

Questa sua particolare mania per le riforme costituzionali, portate avanti con la qualificata compagnia del pluripregiudicato Verdini, i reduci berlusconiani e contro metà del suo partito, conferma la sua invasione di campo sul potere legislativo, esautorato di ogni prerogativa e sotto ricatto del voto di fiducia. Da chi riveste responsabilità di governo ci si aspetta azioni efficaci volte ad aumentare il Pil, a far decollare la crescita ferma ancora allo 0,7% la più bassa in Europa, a far crescere l’occupazione. Uno che è arrivato al potere disarcionando un compagno di partito, senza essere eletto, dovrebbe uscire di scena se non riesce a risolvere questi problemi, non certo per la bocciatura della legge elettorale o del bicameralismo perfetto. Casomai dovrebbero andare a casa i parlamentari che le hanno votate non il capo dell’esecutivo.

Renzi.jpgQueste riforme, torno a ribadirlo, stravolgeranno la nostra Costituzione, scatenando contraddizioni e conflitti di competenza, a partire dalla finta abolizione del Senato trasformato in un albergo ad ore per i consiglieri regionali, nominati dai rispettivi consigli, per i quali viene prevista l’immunità parlamentare. Un ottimo rifugio, quindi, per chi si potrà trovare impicciato in problemi giudiziari.
Sulla legge elettorale, varata già con fortissimi rischi di incostituzionalità, come il Porcellum che ha reso politicamente illegittimo l’attuale parlamento, pendono già 15 ricorsi in Corte d’Appello e due quesiti per altrettanti referendum abrogativi depositati in Cassazione. In particolare si punta alla cancellazione della priorità assegnata ai capilista nei vari collegi con la facoltà loro concessa di candidature plurime e l’abbandono del meccanismo del premio.

È bene ricordare che, con la nuova legge, basta meno del 20% dei consensi, per vedersi assegnati 340 seggi su 630. Con questi numeri scompare l’opposizione e, con quattro votazioni, si acchiappa tutto: presidente della Repubblica, giudici costituzionali, presidenti di Camera e Senato, Consiglio Superiore della magistratura, oltre a tutti i vertici di nomina parlamentare. Solo Renzi poteva prevedere riforme così sbilanciate, senza adeguati contrappesi necessari a mantenere in equilibrio il nostro sistema democratico. Quando si mette mano all’impalcatura dello Stato è irrinunciabile coinvolgere la più ampia base parlamentare possibile.

Costituzione italianaI nostri padri costituenti votarono la Carta, ritenuta la migliore dei sistemi occidentali, armonizzando i valori di tutte le anime politiche: destra e sinistra, comunisti e cattolici, liberali e repubblicani. Le regole costituzionali appartengono a tutti e non ad una sola parte; non si fanno a colpi di maggioranza. In questo modo si demoliscono 70 anni di storia percorrendo scorciatoie pericolose. Adesso, ancora una volta impropriamente, il giovane presidente cerca di intestarsi anche il referendum confermativo sottraendolo alla esclusiva prerogativa delle opposizioni parlamentari.

Alla maggioranza non serve confermare il processo di revisione. Ma Renzi continua ad ammonire: o con me o contro di me chiedendo un plebiscito sulle riforme rischiando grosso. In questa consultazione, a differenza del referendum abrogativo, non è previsto quorum e il risultato è vincolante a prescindere dal tasso di partecipazione popolare, da qualche anno molto basso. Questo vuol dire che una minoranza organizzata, politicizzata e contro il governo, può determinare l’esito referendario. Recentemente, nel 2006, il referendum confermativo rigettò le proposte di modifica costituzionale. Matteo Renzi, assalito da arroganza e presunzione sta commettendo il grave errore di trasformare un referendum tecnico in un plebiscito politico su se stesso. Con l’aggravante che i migliori costituzionalisti italiani sono già in campo, schierati per il no.

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