Pratiche di pace

per xcostant

di Maurizio Costantino  22 dicembre 2015

Nelle ultime cinque settimane sono stato a fare il volontario nell’isola di Leros. Il Leros Solidarity Network mi ha affidato il compito di gestire il magazzino dove afferiscono i beni inviati da tutto il mondo per le persone provenienti dalla vicina Turchia ed in fuga dalla guerra, dalla fame, dalle persecuzioni politiche. Nel 2014 sono sbarcate sull’isola 3500, quest’anno, fino a novembre, 35000. E’ dal 2004 che LSN si occupa di rifugiati, dalla guerra in Irak, basandosi su aiuti volontari ed una organizzazione locale di soli volontari. Ogni giorno dalle 9 alle 14 aprivamo scatoloni e cercavamo di organizzare il materiale. Ogni giorno volontari venivano, a volte con famiglie intere, a rifornirsi di ciò che serviva al campo tenuto dalle Nazioni Unite Rifugiati (UNCHR). LSN si occupa anche dei greci disoccupati, pensionati, dei poveri insomma o meglio, degli impoveriti. Al pomeriggio osservavo: la vita nel campo, quella dei volontari – giovani di tutto il mondo, la politica locale, i conflitti. Rientrato in Italia ho scritto una lettera aperta alla popolazione dell’isola e, soprattutto, al suo Sindaco:

Lettera aperta agli abitanti dell’isola di Leros e al Sindaco Michalis Collias

 

Ho appena trascorso un mese come volontario nella vostra isola. Nel 1993/94 sono stato il responsabile della equipe italiana, inviata dalla Commissione Europea, che ha collaborato alla radicale trasformazione degli Ospedali di Lepida e Pikpa. Ho visto con i miei occhi i filakes dell’epoca e gli abitanti dell’isola aprire i negozi, i bar, le piazze ed infine le loro case per ospitare i ricoverati e costruire con loro una vita semplice e dignitosa: quella normalità per cui ancora oggi, venti anni dopo, vecchi pazienti passano le loro giornate come qualunque altro anziano nell’isola ed in qualunque altro paese europeo.

E’ stata la più significativa esperienza di convivenza umana e sociale realizzata in Europa. Molti paesi che si considerano più civili continuano ad escludere in condizioni disumane e di assenza di diritti. Lo affermo per recente esperienza.

Si è parlato tanto di Leros come inferno e quasi niente da quando è diventato un luogo esemplare di pace.

Ora – secondo quanto concordato tra Europa e Governo greco, e con il Suo fondamentale accordo signor Sindaco– si è aperto il Leros Hot Spot.

Ho verificato di persona l’opposizione della popolazione: gli abitanti conoscono perfettamente le conseguenze della presenza nell’isola di luogo di detenzione ( dalla seconda guerra mondiale: riformatorio per giovani figli degli sconfitti nella guerra civile, prigione per detenuti politici durante la dittatura dei colonnelli, fno a 3500 internati all’Ospedale Psichiatrico negli anno ’80 ).

Una cosa certa è che il Leros Hot Spot sarà una struttura di detenzione e non di semplice identificazione e registrazione e che durerà un numero imprevedibile di anni.

Sarà infatti il luogo – unico nelle isole del Dodecanneso – di raccolta di tutti i rifugiati a cui l’Europa non lascia superare il confine nord della Grecia. Migliaia, fin da ora. Un numero destinato a crescere subordinato come è alle decisioni turche.

Un’altra cosa certa è il numero massimo di presenze previsto: 1000 detenuti. Ma è un numero sufficientemente alto di per sé per sapere che fame, freddo ed assenza di futuro provocheranno incidenti, tentativi di fuga, suicidi, proteste – violente e non. L’isola non è al sicuro ed il turismo fuggirà.

Come tutta la popolazione chiede, è e sarà responsabilità del Sindaco individuare, ed ottenere, efficaci forme di compensazione economica e protezione sociale che riguardino tutti gli abitanti dell’isola.

Mi permetto ora, signor Sindaco – in base alla mia trentennale esperienza ed all’amicizia che mi lega a Leros – di richiamare la sua attenzione con un suggerimento ed una considerazione.

 1. La responsabilità della gestione della salute nello Hot Spot deve competere all’Ospedale Generale di Leros. Qualunque forma di assistenza sanitaria nello Hot Spot deve essere posta sotto l’autorità dell’Ospedale Generale di Leros, che è responsabile della salute per tutti coloro che si trovano in quel territorio. L’esclusione dell’Ospedale dallo Hot Spot significherebbe senza ombra di dubbio che non si vogliono far conoscere condizioni di vita e salute dei detenuti con conseguenti alti rischi per gli abitanti.

All’Ospedale, già in difficoltà per gli effetti della “crisi”, dovranno arrivare interventi, finanziari e tecnici, dell’ Europa, con l’attenzione e la partecipazione della Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo punto è a mio modesto avviso, indiscutibile.

 2. E’ irresponsabile farsi illusioni: un Hot Spot di mille persone di differenti nazionalità e religione, senza far niente tutto il giorno, in container a 50° d’estate e 0° d’inverno, rischia di trasformarsi in un Explosif Spot.

E’ e sarà necessario pensare ed organizzare attività prima di tutto di scuola (inglese, greco…) e di lavoro.

E’ l’isola che è a rischio, è l’isola che ha le risorse e le competenze per lavorare a contenere tali rischi (basta ricordare che proprio le risorse dell’isola hanno sostanzialmente consentito il pacifico transito di oltre 35000 persone quest’anno e le organizzazioni – che Lei stesso ricorda nel sito www.leros.gr).

Anche sotto questo aspetto credo che L’Europa sia in debito verso Leros e che dovrà, opportunamente stimolata, dare sostegno.

Fraterni saluti,

Maurizio Costantino

  Trieste 20 dicembre 2015

Maurizio Costantino, operatore sociale e psicologo, ha lavorato dal 1977 al 2009 per la Sanità della Regione Friuli Venezia Giulia (Italia) ed è stato Direttore di interventi per le Nazioni Unite, la Commissione Europea, il Ministero degli Affari Esteri e della Salute italiani.

Qui la pagina Facebook di Leros Solidarity Network Italia

 

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