Fonte: Il manifesto
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di PAOLO ERCOLANI 15 dicembre 2015
Le analisi sul potere sono antiche quasi quanto l’umanità. Anche se non quanto il Potere stesso, fenomeno originario, atavico, vero e proprio burattinaio della dimensione pubblica come di quella privata.
Il fatto è che spesso ci si è concentrati sulle dinamiche teoriche del Potere, sui fondamenti che lo identificano: il governo dei pochi (oligarchia), di uno solo (monarchia), del popolo (democrazia).
Oppure su quelle pratiche, sulle modalità con cui esso arriva a costituirsi: libere elezioni, colpo di stato, guerra, diritto di nascita o di appartenenza castale.
Più rare, ma anche rarefatte e pallide, le analisi sul Potere che si è costituito. Quello che c’è già e sta operando.
IL POTERE CHE C’E’
Specie da quando, in epoca di democrazia, la legittimità di chi governa non può essere messa in dubbio, così che il periodo in cui gli è dato di governare in seguito a libere elezioni finisce con l’assumere i contorni di un parco protetto, in cui chi vi si trova dentro non è esposto ai colpi e neppure alle regole che invece riguardano «gli altri», i governati.
Accettare le regole democratiche significa anche questo: libera critica nei confronti di chi governa, ma riconoscimento della sua piena legittimità a governare fino alla scadenza del suo mandato, o fino a che il parlamento non gli revochi la fiducia (volendo escludere ipotesi più rare e gravi).
Il guaio è che nella nostra epoca, almeno a partire dal 1989, questa dinamica che abbiamo riassunto riguarda sì il Potere, ma non quello che governa effettivamente.
I governi delle nazioni, oggigiorno, esercitano certamente un potere, conservano la facoltà di operare delle scelte, ma il tutto deve avvenire all’interno del perimetro e dei dogmi rigidamente definiti dal «sistema tecno-finanziario». Il vero Potere.
Questi dogmi sono riassumibili utilizzando una formula del genere, che poi si declina nei vari ambiti e contesti sociali, lavorativi, culturali: il profitto continuo e il progresso infinito rappresentano lo scopo supremo rispetto al quale gli uomini, ovviamente per il loro bene, devono essere sottomessi e subordinati.
Dai misteri del potere (arcana imperii) di cui si parlava fin dall’antichità siamo passati, in maniera evidente e oscura al tempo stesso, al «potere del mistero», o meglio a un Potere oscuro e nascosto che tutto vede senza poter essere individuato e compreso a sua volta.
Un Potere che diffonde il Verbo della finanza e utilizza gli strumenti potentissimi delle nuove tecnologie mediatiche.
IL META-POTERE
I governanti hanno sempre fatto in modo di nascondersi agli occhi dei governati, tenendoli però sotto controllo fino al punto di rendere quanto più possibile ininfluente la loro opinione pubblica.
Ma mai come oggi ciò si rivela fattibile e pervasivo a un tale grado. Perché la sensazione è quella di avere a che fare con un «meta-Potere», con un Potere dei poteri che risulta ancora più potente in quanto non è scalfibile, non è direttamente responsabile di nulla, non è eletto né quindi deponibile in seguito a una consultazione popolare.
Potremmo quasi parlare di un Potere che non è, ma che in realtà riesce a operare e ad agire con una forza e pervasività mai visti prima.
Interfacciarsi con un genere tale di Potere è quanto mai ostico e pericoloso anche per i nostri governanti. Che laddove decidono di attuare dei programmi in parziale contrasto con i dogmi del sistema tecno-finanziario, bene che vada si scoprono più o meno impotenti (Barack Obama, Matteo Renzi, lo stesso Papa Francesco), male che vada vengono pubblicamente umiliati e costretti a un ripiego indecoroso (Tsipras).
Il sistema tecno-finanziario assume allora i contorni di un Potere divino, supremo, inarrivabile ma onnipotente, i cui apostoli e sacerdoti sono innanzitutto le grandi istituzioni finanziarie internazionali (Fmi, Banca mondiale, Ocsce), veri e propri maître-à-penser delle politiche governative, ma anche le banche, braccio operativo efficacissimo che, non a caso, i governi nazionali sono chiamati a salvare e sostenere con ingenti somme di denaro pubblico, mentre lo stato sociale, i servizi pubblici, la giustizia sociale e la qualità della vita dei cittadini vengono lasciati indegnamente allo sbando.
AL DI LA’ DELLA DESTRA E DELLA SINISTRA
Fare i conti con questo tipo di «meta-Potere» non è facile per nessuno, perché abitando esso le terre misteriose e inesplorabili della «meta-politica», non è identificabile né configurabile: esso è ben oltre la destra o la sinistra, ben oltre le identità e le logiche di una politica che ormai esso è riuscito a sottomettere e a ridurre al ruolo di notaio servizievole dei propri diktat.
In questo senso si rivela ingenua o ipocrita l’affermazione di chi sposta le colpe dei malgoverni sulla politica corrotta, incapace, inadeguata. E non perché essa in buona parte non lo sia, ma perché essa lo è con il benestare e anzi perfino con la benedizione del meta potere tecno-finanziario.
Che se non volesse servirsi proprio di questo tipo di politica se ne libererebbe immediatamente, spazzandola via con un battito di ciglia.
Ad esso servono cittadini quanto più possibile ignoranti e indifferenti, disposti a sottomettersi alla sua logica dominante pur di potersi concedere la «vacanza» di un centro commerciale; nonché politici altrettanto ignoranti e incapaci, magari corrotti o corruttibili (perché ricattabili), oppure velleitari, cioè depositari di un progetto di costante rinascita di qualcosa di vecchio e irrealizzabile e, quindi, tremendamente funzionale a un Potere che desidera presentarsi anche con il vestito buono della democrazia.
Il Potere di cui sto parlando spazza via soltanto coloro che gli si presentano come realisticamente pericolosi. Tutti gli altri li lascia sopravvivere pacificamente, o persino li inonda di una ribalta luminosa e passeggera, buona per confondere gli occhi e le menti.
Un Potere del genere risulta ad oggi invincibile perché in grado di selezionare i suoi (finti) avversari a monte: nessuno può arrivare a ricoprire ruoli influenti in quasi nessun ganglo vitale della società se prima non ha dichiarato e certificato la propria sottomissione, e fede assoluta, rispetto ai dogmi e comandamenti del sistema tecno-finanziario, nonché ai suoi apostoli e sacerdoti che fanno capo alle grandi istituzioni internazionali (non elette da nessuno) e al sistema delle banche.
GIOVANI RAMPANTI A PIENO SERVIZIO
Il caso della ministra Boschi, ma soprattutto dell’intreccio fra banche e governo complice e compiacente, sembra rientrare in questo contesto (alla faccia dell’ormai dimenticato conflitto di interessi di Berlusconi), ma in generale un po’ tutta la fauna dei giovani renziani sembra suggerire il prototipo del giovane rampante, politicamente poco preparato, culturalmente non pervenuto, ma strategicamente assai abile ad attirare il consenso popolare pur facendo gli interessi dei soli poteri forti.
Ho parlato di un «meta-potere», quello del sistema tecno-finanziario, che si staglia oltre le logiche e le appartenenze della Destra e della Sinistra.
Ma sarebbe ingenuo pensare che esso non sia né di destra né di sinistra.
Cosicché, mentre Renzi cavalca alla grande questa dimensione ideologicamente indistinta, è bene sapere che è destinata alla sconfitta più sonora ogni Sinistra che o non si oppone realisticamente ai diktat della tecno-finanza (Renzi non ci pensa neppure lontanamente, ma lui è a sua volta «meta-politico»), oppure si rifugia in propositi arcaici e velleitari di ricostituzione di un passato che serve soltanto alla serena perpetuazione del presente.
Il caso francese insegna: a vincere è la Destra moderata, con sempre pronto in canna lo spauracchio di una Destra estremista abile a cavalcare i fragori del populismo, con annessi i «valori» di riserva del razzismo, del nazionalismo e in generale della «difesa» contro gli stranieri sporchi e cattivi.
Populismo che naturalmente attecchisce ogniqualvolta si distrugge o smantella il sistema sociale (stiamo più male tutti, scatta la guerra fra poveri), su ordine della più sostanziale ideologia liberista e con una Sinistra che non risulta più pervenuta da troppo tempo nel suo compito principale: difendere le classi sociali più svantaggiate e impedire (o contenere) l’ingiustizia sociale che vede sempre meno persone più benestanti a fronte di un numero sempre crescente di persone e famiglie in difficoltà.
Questo è il contesto realistico in cui si gioca la partita. Tutto il resto è fumo negli occhi.
La forza della Sinistra risiede nella sua capacità di spingere la Politica verso un realistico controllo degli eccessi dell’Economia. Di governarla e incanalarla verso l’obiettivo del benessere collettivo e della giustizia sociale.
Tutti coloro che non operano in tal senso non sono Sinistra. Così come una Sinistra che abdica a questo suo compito identitario e sostanziale si condanna a non essere.