Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia del Grosso – 9 novembre 2015
Io vorrei che Serracchiani, Guerini e l’intonato coro renziano mi chiarissero che cosa intendono con “non c’è spazio a sinistra del PD”, ammesso che almeno loro lo sappiano.
Secondo me nemmeno sono sfiorati lontanamente dal pensiero che esista non una completa sovrapposizione, ma almeno un rapporto, tra spazio elettorale e spazio di rappresentanza degli interessi. Per loro questi due ambiti sono confusi nell’illusione del bel tempo che fu del 40,8%.
Ma non è vero per nessuna delle due categorie, nemmeno per l’unica che considerano, cioè lo spazio di consenso. Infatti hanno completamente rimosso il l’astensionismo che ad ogni elezione sfonda il record di quella precedente, che non è il bacino di Grillo, altrimenti l’avrebbero già votato (elementare Warson).
Quindi come facciano a non vedere che una forza politica alternativa al PD come Sinistra Italiana appena battezzata al Quirino abbia davanti a sé una vasta prateria da brucare per me rimane un arcano. Per cui consiglierei di derubricare il mantra da “non c’è spazio a sinistra del PD” a “lo spazio c’è, si deve vedere se sarete capaci di occuparlo”: già è più sensato.
Ma si può dire di più: se si alza il livello da ragionamenti di breve periodo da amministratori delegati, cioè “fare il bottino subito”, al perseguimento di obiettivi politici di medio-lungo periodo, cioè la funzione che manca a questa nuova razza di politici predatori, allora assume rilievo il secondo ambito, cioè lo spazio come rappresentanza di interessi. Che, a seconda di come è efficace l’azione politica diventa anche spazio di consenso acquisito, ma che comunque in una democrazia inclusiva e non escludente, è uno spazio che bisogna percorrere. E qui, data la mutazione del PD da forza di centrosinistra a forza di centro che guarda a destra, non si apre una prateria, si apre un continente.
Perché la retorica vuota sugli obiettivi di questo governo, alla quale si è aggiunta la perla di oggi della felicità-tà-tà (non starà pensando di cambiare il nome da Partito Democratico a Partito Della Felicità? Troppo rischioso, potrebbe non prendere i voti dei coniugi traditi e dei fidanzati lasciati) nasconde l’amara verità che ci sono pezzi deboli di società che il PD non rappresenta e che depriva delle risorse a favore dei possessori delle case di lusso. Togliendo la TASI al 90% dei proprietari di case, ma lasciandola al 10% dei ricconi, invece di fare loro questo regalo, si recupererebbero un miliardo e 800 milioni di euro da destinare alla povertà, come ha detto ieri Fassina al Quirino. Ma il PD non è il partito degli infelici, quindi quelli con la faccia depressa perché non arrivano nemmeno a metà mese si devono accontentare di 600 tristi milioni.
Chi rappresenta questi ultimi? Chi rappresenta i lavoratori offesi dal Jobs Act? Chi rappresenta i cittadini delle zone inondate, franate, degradate deprivati delle risorse per mettere in sicurezza il territorio stornate per costruire il Ponte sulla Stretto? E sono solo esempi.
Vedete questo spazio, Guerini e Serracchiani?