Addio a Luciano Gallino

per Gabriella
Fonte: la Repubblica
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da La Repubblica  8 novembre 2015

Aveva 88 anni. La morte nella sua abitazione torinese.  La dura analisi contro il lavoro precario e la globalizzazione.

E’ morto a 88 anni, nella sua abitazione torinese, Luciano Gallino, sociologo, docente universitario e collaboratore di Repubblica. Recentemente aveva subito alcuni interventi chirurgici che aveva superato. Considerato  tra i sociologi italiani più autorevoli, i suoi studi si sono indirizzati sulla sociologia dei processi economici all’interno del mercato del lavoro, di cui era uno degli analisti più attenti. Negli ultimi tempi aveva dedicato molta attezione alle recenti trasformazioni dell’occupazione, in particolare al precariato che aveva analizzato nel libro “Vite rinviate, lo scandalo del lavoro precario”.

vite gall

La sua formazione era cominciata nella seconda netà degli anni Cinquanta all’Olivetti di Ivrea dove nel 1956 l’ingegnere Adriano Olivetti lo aveva chiamato a collaborare all’Ufficio Studi Relazioni Sociali: vi rimase fino al ’71, collaborando anche con Paolo Volponi. Successivamente andò a studiare negli Stai Uniti e dal 71 al 2002 insegnò sociologia all’Università di Torino. E’ stato presidente del Consiglio Italiano delle Scienze Sociali, dal 1979 al 1988, e dell’Associazione Italiana di Sociologia, dal 1987 al 1992. Era socio dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Accademia Europea e dell’Accademia Nazionale dei Lincei e ha diretto la rivista scientifica Quaderni di Sociologia.

Numerose le sue pubblicazioni, ultima delle quali “Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti per Einaudi.

 denaro gall

Tra i tanti temi studiati da Gallino c’era quello della globalizzazione, su cui aveva maturato analisi particolari: “E’ cambiata la concezione stessa dell’impresa non le ragioni sociali della sua esistenza: condizionate come sono dalla presenza del patrimonio dei fondi comuni di investimento, fondi pensione, compagnie di assicurazione tesi a perseguire un unico scopo, far rendere al massimo i capitali loro affidati. Se un’impresa consegue profitti del 10 per cento – poniamo – e gli investitori pretendono che essi salgano al 15 a brevissimo termine è evidente che aumentare l’investimento in ricerca, tentare nuove strategie commerciali, espandersi in nuovi paesi, diventano pratiche irreali. Si procede invece al riacquisto di azioni proprie, a qualche sorta di fusione, spesso con un massiccio ricorso al debito, al licenziamento di alcune centinaia o migliaia di dipendenti”.

su nuovatlantide.org potete leggere numerosi articoli di Gallino, interviste e recensioni dei suoi fondamentali libri

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