Non dimentichiamo Marrazzo: qualche cosa che dovete sapere sull’affare Marino e sul PD

per mafalda conti
Autore originale del testo: Franco Bartolomei
Url fonte: https://www.facebook.com/bartolomeifranco/posts/1067699286574915

di Franco Bartolomei – 11 ottobre 2015

Qualche considarazione sulla vicenda Marino, per capire meglio perche e’ ora di farla finita con il PD romano .

1) l’invenzione di Marino Sindaco e’ stata costruita per arginare la crisi di credibilita’ del PD romano, attraverso la proposizione di una personalita’ che fosse in grado di garantire al PD la riconquista della amministrazione comunale, e con essa la possibilita’ di ricostruire il tessuto dei suoi interessi e della sua enorme reta di potere nella gestione della citta’, riuscendo ad apparire contemporaneamente come un segnale di discontinuita’, sul piano dell’immagine, rispetto un personale politico direttamente espressione di una gestione del potere nella citta’, sempre meno cristallina con il passare degli anni, consolidato in mano all’apparato romano del PDS-DS-PD ormai da piu’ di venti anni, con la sola eccezione dell’ episodica giunta Alemanno , figla del disasto politico combinato da Veltroni alle politiche del ’98 .

2) Il disegno costruito con furbizia, e con una buone dose di presunzione da Bettini, dopo essere riuscito nella prima parte della sua attuazione, e’ franato miseramente di fronte all’emergere contemporaneo e contrastante dei pregi e dei difetti di Marino, che lo hanno reso inservibile ai fini per cui era stato inventato dal PD come sindaco di Roma .

3) Marino ha dimostrato la sua indisponibilita’ forte ad accettare una gestione acritica e passiva di tutto il pesante tradizionale tessuto gestionale del PD romano, che attraverso la sua giunta andava a ricostituire la sua rete, esclusiva ed assorbente, nella gestione ed intermediazione degli enormi interessi che gravitano sulla citta’, anche in relazione alla crescita esponenziale di attivita’ che il nuovo Papato, universalista e terzomondista, e’ in grado di assicurare in prospettiva alla citta’ ed al suo tessuto produttivo e commerciale .

4) Al tempo stesso Marino ha purtroppo, per lui e per noi , che abbiamo cercato di difenderlo in tutti i modi, accompagnato questa sua lodevole intenzione di fondo, che lo portava a svincolarsi dalla rete di interessi che aveva promosso la sua candidatura con un intento assolutamente condizionante, con un notevole dilettantismo e con un personalismo accentuato, ed un po’ presuntuoso, che lo ha portato a farsi nemici gratuitamente, non comprendendo appieno la rete pesantisima di interessi, alla cui garanzia di gestione per conto terzi il PD aveva pensato di destinarlo

5) Marino e’ stato quindi posto quindi nelle condizioni di dover mollare perche’, non comprendendo che il PD sarebbe stato pronto a massacrarlo senza alcuna remora, nel momento in cui avesse percepito l’intenzione del sindaco di interpretare il suo ruolo in assoluta autonomia amministrativa ed indipendenza politica, non e’ stato in grado di andare ad una rottura politica esplicita sul merito degli indirizzi di governo che avrebbe voluto imprimere in contrato con la “malagestio” del PD romano.

6) Questa sottovalutazione superficiale dello scenario reale in cui operava lo ha portato ha iper esporre la sua autoproposizione individiale senza dare alla sua azione il senso di un progetto complessivo di riqualificazione dell’agire amministrativo della macchina comunale, su cui acuire in termini politici reali uno scontro con quell’apparato gestionale del PD romano che giorno dopo giorno stava diventando il suo nemico mortale .

7) Questa vicenda Marino, con aspetti di minore gravita’, ricorda molto quella di Marrazzo, in cui un uomo politico, di forte personalita’, utilizzato dal PD di Roma e del Lazio per vincere, ed assicurare in tal modo la tranquilla gestione del potere nelle mani del suo apparato, viene fatto fuori nel momento in cui si rivela totalmente fuori controllo, e per cio’ stesso assolutamente inaffidabile rispetto al compito che si era pensato di affidargli .

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8) La vicenda Marino dimostra ancora una volta che il PD a Roma va fermato frontalmente, e non deve essere consentito il successo di un nuovo quadro amministrativo comunale , in cui la continuita’ della sua rete di interessi di potere economico e amministrativo, e la sua interpretazione del modo di gestire lo svilupo della citta’ assolutamente funzionale alla autoriproduzione della centralita’ politica del suo apparato possa trovare nuovamente espressione.

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Chi è Stefano Esposito? senatore torinese del PD, per quale motivo è stato nominato nel rimpasto assessoreai ai trasporti nella Giunta Marino (?) e per quale motivo si è dimesso venerdì 8 ottobre provocando di fatto le dimissioni di Marino?

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3 commenti

angela merlino 11 Ottobre 2015 - 18:15

Fossi in Marino, prima consegnerei alla stampa le famose agende, e si salvi chi può. ..poi mi ripresenterei alle prossime elezioni con un lista civica.Mi piacerebbe vedere cadere certe teste “immacolate”.

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mafalda conti 11 Ottobre 2015 - 19:10

Marino se ha delle cose le dica, minacciare di pubblicare le agende è infantile. Il Pd a Roma (e non solo) pare una organizzazione per bande a gestire il potere in accordo o in guerra, occupandosi di tutto meno che dei problemi della città. Esemplare l’assessorato a Stefano Esposito senatore torinese che non sa nulla del problema dei trasporti a Roma, ma è funzionale a condizionare Marino. Per cambiare le cose ci vuole aria fresca e la consapevolezza dei cittadini che ora fanno i tifosi

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franca 11 Ottobre 2015 - 20:42

dotor Marino riveli tutto quello che ha scoperto in quel marciume che è Roma, non per niente anche Nerone penso’ bene di bruciarla tanto per fare un po’ di pulizia

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