Le responsabilità del PD e il deserto della società italiana

per Gian Franco Ferraris

Alle elezioni europee del 25 maggio si prospetta la sfida tra Renzi e Grillo, è questa la prova evidente della frattura sempre più profonda tra la politica e la società italiana. E’ chiaro che non possono essere i tweet di Renzi a superare la grave crisi italiana, non bastano operazioni di facciata. Al contrario, sempre di più emerge che l’avvento di Renzi è funzionale non a cambiare l’italia ma a salvare le lobby finanziarie e politiche su cui grava la responsabilità di aver portato l’Italia sull’orlo del baratro. Renzi ha lanciato la sfida a Grillo, lo accusa di populismo e si accredita come l’argine alla demagogia grillina. In verità la sfida è tra Renzi e Berlusconi, è una gara a chi le spara più grosse. Berlusconi, che sembra in forte calo, ha quasi vinto le elezioni politiche dell’anno scorso semplicemente promettendo di togliere l’IMU, ora ci riprova promettendo l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro al mese. Analogamente Renzi ci propina ogni giorno parole d’ordine che fanno presa sul popolo (tagli alle auto blu, riduzione dello stipendio dei manager, ecc) ma che non possono essere veramente incisive e produrre una vera svolta. Il vero problema dell’Italia è che non è più competitiva in nessun settore, dal turismo all’industria, la disoccupazione è in costante crescita, la burocrazia è sempre più invadente e assorbe risorse, sottratte così agli investimenti e ai servizi essenziali per le persone. Grillo non fa promesse agli italiani, ma si limita a un solo slogan: mandarli tutti a casa. E’ probabile che Renzi ottenga un buon risultato elettorale, ma cosa succederà fra qualche mese, quando inevitabilmente arriveranno nuove tasse (tasi, tares, ecc) sulla casa, oltre all’imu, dato che la recessione vede diminuire la base imponibile delle tassa sul reddito?

Anche gli 80 euro in busta paga rischiano di essere il disperato tentativo di accaparrarsi il voto di elettori tradizionali ma delusi del centrosinistra: tra questi i dipendenti statali che nella maggior parte non sono ricchi (stipendi da 1.100 a 1.500 euro), ma che dopo le elezioni saranno una delle categorie nell’occhio del ciclone, costretti a rincorrere normative sempre più faraginose ed inutili, e a rischio di esubero perchè l’unica conseguenza logica dei tagli “promessi” da Renzi è quella di ridurre i dipendenti pubblici. Dipendenti che attendono il rinnovo del contratto dal 2008, così come il 66,2% dei lavoratori italiani aspettano il rinnovo del contratto e attenderanno ancora per anni.
Peggio ancora per l’occupazione: è del tutto evidente che anche se ci sarà una ripresa questa non riguarderà l’occupazione e il job act è solo un modo per rendere ancora più precaria la vita delle giovani generazioni. La consapevolezza di queste persone è tale che è una facile profezia prevedere il voto in massa a Grillo. Si sta verificando una netta frattura nella società italiana tra coloro che hanno il culo grasso e quelli che vivono con difficoltà e frustrazione ogni giorno. Se su i primi la propraganda di Renzi è permeabile, sugli “ultimi” non riscuote alcun credito.
E’ chiaro che per aumentare l’occupazione l’unica possibilità è fare investimenti pubblici mirati a rilanciare il lavoro. Lavoro che è la base per il progresso, ridando dignità alla vita delle persone e migliorando la domanda interna. Ma per fare investimenti occorrono risorse e per reperirle bisogna fare delle scelte di politica che scontentano qualcuno: patrimoniale o congelamento del debito e guerra alle lobby della finanza. E’ urgente ogni giorno di più una politica di redistribuzione dei redditi che colpisca i Poteri ed i privilegi, Renzi al contrario prosegue in una politica economica che ci ha ridotto “a pezzi” facendo una operazione di facciata sui tagli ai manager pubblici che ingrassano più di prima, sui falsi invalidi, la vendita di pezzi dello stato ecc. Anche i tagli alla politica sono solo fumo, mentre una testimonianza di buon senso riavvicinerebbe l’opinione pubblica alle istituzioni.

In questo quadro, è stupefacente il comportamento delle varie anime della sinistra PD, peraltro in conflitto tra loro. La sinistra PD è incerta tra due opzioni: da una parte ha scelto Renzi obtorto collo solo perchè pensa che sia l’unico in grado di portare il PD alla vittoria, dall’altra ritengono Renzi una parentesi e sperano di tornare al vecchio partito del passato. Ma, di certo, non ci potrà essere un ritorno al passato. L’utima occasione per la vecchia classe politica PD sono state le elezioni politiche del 2013. Dopo il tradimento ai danni di Bersani, il disastro delle elezioni del presidente della repubblica, ecc., fra gli italiani è passata l’idea che quella classe politica ha fallito.
E’ evidente un strada senza ritorno, due elementi tra loro contraddittori hanno segnato inerosabilmente il cammino: governi mediocri e litigiosi quando il centrosinistra ha governato e l’ignavia del popolo italiano rincoglionito dalle Tv berlusconiane che è assolutamente inconsapevole della delicata e difficile epoca che attraversa il Paese, altrimenti non avrebbe dato credito alle sciocchezze di Berlusconi durante le elezioni 2013, come a quelle di Renzi oggi. Ma il partito democratico era già in crisi sulle modalità di fare politica, le sedi di partito erano diventate una passerella per il politico di turno e al più per montare i gazebo. Diciamo che un partito democratico e pensante è un’altra storia.

Il declino dei “vecchi” leader del PD ha vissuto il momento cruciale con le primarie di incoronazione di Renzi. Primarie farsa, espropriazione della democrazia, mentre il Pd avrebbe dovuto fare tutt’altro, un congresso per tesi in cui coinvolgere la testa delle persone su scelte in materia economica e riforma dello stato. Solo coinvolgendo le persone si poteva affrontare questa grave crisi, perchè se le scelte sono condivise è mlto più facile portarle avanti.
Ora, se vince Renzi del PD dei gazebo non sa che farsene, se Renzi fallisce fallisce tutto il Partito democratico.
Per la società italiana ora non ci sono altre strade che quella di attraversare il deserto – tutti i settori tradizionali sono in crisi, industria, turismo, commercio, agricoltura – e per attraversare il deserto serve una forza politica nazionale che, con etica e valori, affronti i problemi veri del Paese. Una forza politica che deve cambiare in modo radicale le modalità del fare politica, coinvolgendo in modo autentico e democratico le persone in carne e ossa nelle scelte che non possono aspettare oltre.
gian franco ferraris

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1 commento

mirko 19 Maggio 2014 - 22:19

condivido in pieno cio’ che è scritto nell’articolo; la crisi italiana è una crisi di “sistema” e la crisi economica globale ha soltanto messo in evidenza delle criticita’ gia’ presenti nel paese da almeno 20 anni; questione meridionale, gap tecnologico in molti settori strategici della vita economica e sociale, mancate riforme politiche arrivano da molto lontano; ma credo che piu’ di qualsiasi altra cosa pesi sopratutto un decadimento etico e civico. Un decadimento etico e civico che ha avvolto la politica intesa a tutti i livelli; inutile ora addossare responsabilita’ su chi abbia innestato certi meccanismi; l’unica cosa sicura è che adesso generazioni di italiani piu’ o meno giovani stanno pagando con gli interessi quei meccanismi di mala politica e mal affare; per questo mi sento di poter dire che se anche per caso questa crisi economica si dovesse alleggerire i problemi strutturali rimarrebbero e guai ad illudersi che un po di prodotto interno lordo in piu’ sarebbe la panacea di tutti i mali.

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