Manuale per la descrizione della fine del giornalismo

per mafalda conti
Autore originale del testo: Giulietto Chiesa
Fonte: megachip.globalist.it
Url fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=119801

di Giulietto Chiesa  19 maggio 2015

Cari amici e lettori, mi permetto di sottoporre alla vostra lettura questo magistrale pezzo di Andrea Tarquini, apparso su Repubblica online.

«Macedonia nel caos migliaia in piazza “Via il premier spia”»

Lo definisco magistrale, con gratitudine, perché svolge un servigio prezioso al mio modesto lavoro di scardinamento del mainstream giornalistico. Infatti in questo articolo c’è già tutto, in forma concentrata. Leggetelo e vi divertirete. Intanto il Tarquini scrive da Berlino e racconta di cose scritte da altri, nessuna delle quali è verificata.

Inneggia visibilmente a Maidan, cioè è molto contento di quanto, secondo lui, accade a Skopje. Evviva! A questo Gruevski faremo fare la fine di Yanukovic . La folla, di “decine di migliaia” (dicci quante, Tarquini) manifesta “voglia di unità nazionale”. I poliziotti sono “minacciosi”. “Si teme” che Gruevski “mandi in piazza i suoi sostenitori”. Ahinoi! Gruevski ha forse dei sostenitori?

Le accuse sono di avere spiato “almeno 20.000 cittadini”, come le migliaia di morti inesistenti che servirono per assassinare Gheddafi. “Insabbiamento di omicidi politici” (interessante immagine quella degli omicidi insabbiati) Quattordici “persone di etnia albanese” uccise a Kumanovo. L’elenco dei nomi non conta, per Tarquini. Infatti saprebbe che erano (quasi) tutti legati all’esercito kosovaro UCK (su quattro di loro c’è un’aria di mistero, pare che non fossero albanesi, e neanche macedoni, e neanche serbi. Indovinate?).

Dice che l’Unione Europea “sospetta un remake di un vecchio e sinistro copione balcanico”. Chi lo dice? “la BBC e la Frankfurter”. Dunque è vero, esattamente come lo fu Euromaidan nelle descrizioni degli stessi organi occidentali.

In Kosovo “agitatori legati a Belgrado” invitano – pensate – “i giovani a emigrare”. Colpa dunque di Belgrado, che non si sa bene cosa c’entri in questo “complotto”. Ma una cosa è certa: “l’amicizia profonda tra Belgrado e Putin”. Infatti è noto che Putin ama molto intere città, addirittura capitali. Dunque la colpa di tutto quello che accade, e accadrà, a Skopje è ovviamente di Putin. Proprio come è accaduto a Kiev, un anno fa.

Se c’era bisogno di dimostrare la cialtroneria di certi giornalisti e dei giornali sui quali scrivono, questo articolo svolge un compito definitivo. Ecco la versione già pronta, completa in tutti i dettagli, che vedrete svilupparsi nelle prossime settimane in tutto il mainstream occidentale. Ecco perché abbiamo già il titolo: Manuale per la descrizione della fine del giornalismo.

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