Regionali in Liguria: candidatura Pastorino, Altra Europa a favore, Altra Liguria contro

per luciovalerio

di luciovalerio 05 aprile 2015

Inutile negare che il comunicato  di Altra Europa,  a sostegno della candidatura di Pastorino  ha gettato un pò di peso in più sul piatto della bilancia dal lato del nostro coinvolgimento attivo come gruppo consiliare nella campagna a sostegno della candidatura espressa da Rete a sinistra, cosa fin quì niente affatto scontata.  C’è da dire, però, che la notizia non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, che si stesse consumando una “contraddizione” tra “comitato di coordinamento transitorio” (una parte per lo meno) di Altra Europa e alcune esperienze nate nei territori come evoluzione dei comitati elettorali “per tsipras”, tra cui Altra Liguria, era noto.

Era già da tempo emersa, prepotentemente, una forte contraddizione tra comitati territoriali, che spingevano sull’acceleratore del processo “costituente”, anche a costo di generare degli strappi nel tessuto della coalizione (sostenuti dalla necessità impellente di costituire una “nuova soggettività politica” a partire dall’esperienza delle europee) e coordinamento nazionale, che invece si manteneva più prudente, sapendo che i soci di maggioranza, i partiti,  non erano intenzionati a seguire quei militanti che, in nome del bisogno di una nuova rappresentanza unitaria, li mettevano oggettivamente in difficoltà, minandone la stessa sopravvivenza. Sel, in particolare, presa da grandissimi mal di pancia, entrata nel percorso un pò per “sbaglio” (il famoso congresso vinto dalla minoranza?) e sfilatasi dalla presenza nel comitato subito dopo il risultato elettorale, pur avendone contribuito in gran parte a determinarne l’esito (dopo qualche balletto, anche usando l’alibi dell’affaire Spinelli-Furfaro), aveva chiaramente tirato il freno a mano.

Detto questo, quindi, constatato che il conflitto in Altra Europa (che si divide sulle pratiche politiche e sul sostegno delle iniziative territoriali come quella di Altra Liguria) sia più profondo e che la dichiarazione di appoggio a Pastorino, sia,  da questo punto di vista, solo un sintomo esplicito dello scontro in atto tra queste due anime (le due posizioni trovano eco,  a livello nazionale, nel dibatto che vede contrapposte le tesi contenute nel “documento Revelli” e le posizioni sostenute da Viale e dal movimento dei comitati), resta il fatto che l’intervento del “nazionale” di un partito che non c’è, è per certi versi ancora più stupefacente degli interventi che lo hanno preceduto,  realizzati dalle segreterie di partiti (sel e prc) che, per quanto piccoli ed in difficoltà, esistono.

Effetto, immediato, più concreto, più piccolo, ma che tradisce ancor meglio lo schema relazionale in atto, è il tentativo da parte della direzione centrale “del-partito-non-partito” di riconquistare il controllo della pagina facebook di AE-Liguria, allo scopo di promuovere propria linea in contrasto con quella degli “indigeni” anche alo scopo di utilizzare quest’ultima come strumento della campagna elettorale in corso (tentativo forse non riuscito, visto che stanno pubblicizzando una nuova pagina “official”, ma piuttosto muscolare). Si sa, in amore ed in guerra, ma anche in politica quando le mediazioni saltano, tutto è permesso.

Per quanto mi senta più vicino sulle posizioni  di AE  nazionale (ho firmato il documento Revelli)  e pensi che alcuni comportamenti di Atra Liguria  abbiano  favorito la “diaspora” (molti militanti hanno progressivamente abbandonato il percorso, una sorta di selezione naturale), non posso non riconoscere che chi ha partecipato attivamente alla vita del comitato sono  coloro che sono rimasti sul pezzo, non certo le segreterie dei partirti (o chi per essi) che hanno lasciato campo libero per poi preoccuparsene con grave, colpevole, ritardo. Insomma, “guerra per bande” e intervento esterno difficile da giustificare.

Nata per unire, Altra Europa è già ammalata, a dispetto delle speranze suscitate e dell’aspirazione unitaria, ancora prima di diventare partito, di frazionismo. Insomma niente di nuovo nel panorama già frammentato della sinistra alternativa. Mi verrebbe da dire che neanche questa volta,  nonostante il discreto risultato elettorale, è la volta buona. Saremo presto costretti ad “archiviare” nell’album dei tentativi falliti anche AE (come abbiamo fatto per sinistra arcobaleno, alba, cambiare si può, rivoluzione civile, azione civile, ecc.)? Presto per dirlo, ma una cosa è certa: di un ennesimo partitino (che si contende con gli altri percentuali da prefisso telefonico) non ne sentiamo la mancanza, abbiamo bisogno piuttosto di un progetto unitario ma, probabilmente,  ci toccherà aspettare l’ennesimo (e prossimo) coraggioso tentativo.

Più di prospettiva, la seconda riflessione, su cui sarà necessario ritornare con più calma, è che  a questo punto sembra siano in campo almeno due idee-guida del processo di costruzione della nuova “sinistra del terzo millennio” e della sua rappresentanza: la prima, che per brevità definirei più “politicista” (e tradizionale), che  parte dalla somma dei partiti(ni), per costruire una “coalizione” (con tutti i limiti del caso) tra questi ultimi e pezzi dell’associazionismo più “politicizzato” (e a loro organico) sul modello “rete a sinistra”; la seconda più “movimentista” (e innovativa), maggiormente slegata dai partiti il cui baricentro è il forte coinvolgimento del sindacato, della forze della società civile e dei movimenti, che tende a realizzare “reti di scopo e di progetto” (con tutti i limiti del caso), sul modello della “coalizione sociale” di Landini.

Prima, o poi,  qualcuno ci spiegherà come far convergere i due percorsi, ammesso che ciò sia possibile, ma, per il momento, la sintesi sembra non esserci.

Tornando alla questione da cui siamo partiti, il sostegno attivo alla candidatura di Pastorino, il problema che ci resta è quello della contraddizione, apparentemente insanabile, tra “etica nella politica” (o etica della politica) e “realismo politico” (figlio di calcoli che sicuramente hanno una loro logica stringente), maggiormente aderente al principio di realtà. Possibile che la contraddizione non si riesca a sanare,  che le regole della partecipazione e i meccanismi decisionali, non possano essere scritti in chiaro, gli obiettivi e le strategie esplicitati con la dovuta trasparenza? Dovendo prendere atto del percorso, quantomeno accidentato, che ha portato alla designazione di Pastorino come candidato presidente della coalizione di sinistra, sembra proprio di no (la possibilità che siano in corsa due candidati di sinistra, alternativi al Pd, non è ancora scongiurata).

Per concludere, visto che il metodo è sostanza, non è la prima volta che ci imbattiamo nella necessità di prendere posizione, muovendoci, a fatica, tra “etica dei principi” e “etica della responsabilità”, anche questa volta il dilemma si dibatte tra due “corni”: la coerenza con i propri valori, a cui in politica è doveroso almeno tendere, anche a costo di essere ininfluenti ed il realismo che in politica è altrettanto necessario e porta ai risultati. Insomma, essere marginali, ma coerenti, o cercare di contare qualcosa scendendo a compromessi? Sarà possibile, nel prossimo futuro, non essere costretti a scegliere tra “alternative negative” e contare proprio perché si è coerenti? Chissà, ai posteri l’ardua sentenza.

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4 commenti

Ginger 5 Aprile 2015 - 23:34

io di etico, in questa vicenda, non vedo proprio niente, purtroppo …

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Loris 6 Aprile 2015 - 0:03

mi riservo una risposta articolata. Ho vissuto tutti i processi che tu hai menzionato e le cause del “fallimento” non le si può sintetizzare nelle regole e nelle pratiche, ma in una più o meno consapevolezza degli interlocutori e dei loro obbiettivi.
Nel 2011, dopo dieci anni, ci fu il punto più alto del tentativo di risaldatura tra politica e movimenti , per essere il tutto dissipato tre mesi dopo il 15 ottobre a Roma.
In pochi, quasi nessuno, dei soggetti coinvolti ha mai voluto affrontare collettivamente quel triste episodio,con le assunzioni di responsabilità, che di fatto spalancò le porte al governo Monti e tutto quello che ne seguì.
Quel tanto ricercato mondo del “civismo” che si richiama alla “radicalità” è quello che pretende di dettare l’agenda per tutti gli altri, non volendo andare oltre l’osservazione del proprio ombellico, relegando troppo spesso pezzi della sinistra ad un minoritarismo di testimonianza.

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Sil Bi 6 Aprile 2015 - 0:32

Vista da fuori, l’impressione è che sia stata proprio l’Altra Liguria a compromettere i rapporti con il resto della coalizione, candidando Pagano senza che ci fosse l’accordo di tutti; per questo i rimproveri mossi a Pastorino suonano un po’ sorprendenti… Più in generale, la “volontà di purezza” che spinge l’Altra Liguria (così come Landini) a disdegnare i partiti organizzati come Sel puntando al “movimentismo” mi pare un grave abbaglio. Sarebbe ora che la sinistra italiana, in tutte le sue varie espressioni, facesse lo sforzo di unirsi, rinunciando all’atteggiamento “antipolitico” di stampo grillino che serve ottimamente ad attrarre consenso ma impedisce di creare una vera alternativa di governo, come proprio l’esperienza del M5S sta dimostrando. I due percorsi – quello “politico” e quello “sociale” – possono certamente unificarsi ponendosi dei comuni obiettivi molto concreti, come ad esempio il reddito minimo. Da lì si può partire per la costruzione di una vera alternativa, a patto di mettere in campo generosità e creatività al posto di rancori e diffidenze…

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antonio bruno 6 Aprile 2015 - 10:27

apprezzo tantissimi leriflessioni di lucio, anche se probabilmente arriveremo a conclusioni differenti in questa campagna elettorale. aggiungerei che i mondi sono forse piu’ diversi da quello a cui siamo abituati a credere. forse anche i due elettorati e solo una candidatura di prestigio e comunemente riconosciuta (esiste?) (né quella scelta dai partiti, né quella di altra liguria) poterebbe a superare questa situazione. Restiamo umani in ogni caso

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