TTIP, il cavallo di Troia per imporre gli interessi dei più forti

per Gabriella
Autore originale del testo: Monica Di Sisto
Fonte: diritti globali
Url fonte: http://www.dirittiglobali.it/2015/01/il-4-febbraio-contro-il-ttip/

di Monica Di Sisto * il manifesto • 30 gennaio 2015

Il 4 feb­braio la Com­mis­sione euro­pea rice­verà una visita a sor­presa. Dal 2 starà cuci­nando a Bru­xel­les insieme ai nego­zia­tori Usa l’ottavo ciclo di trat­ta­tive del Ttip, il Trat­tato tran­sa­tlan­tico che vuole imporre la più spre­giu­di­cata libe­ra­liz­za­zione di com­mer­cio e inve­sti­menti tra le due sponde dell’Atlantico. Quando si affac­ce­ranno entrambi sulla rotonda Schu­man, infatti, vedranno un gigan­te­sco cavallo di Troia soste­nuto da cen­ti­naia di atti­vi­sti delle cam­pa­gne Stop Ttip di Europa e Stati uniti, che in que­gli stessi giorni si incon­trano per capire come bloc­care le trat­ta­tive entro il 2015. Un com­mer­cio più libero tra le due sponde dell’Atlantico come ricetta anti­crisi, infatti, è il pre­te­sto con il quale le élite cor­po­ra­tive di Usa e Ue vogliono sot­trarre ai pro­pri cit­ta­dini il potere di deci­dere demo­cra­ti­ca­mente regole e livelli di pro­mo­zione sociale, ambien­tale ed eco­no­mica per tutti.

Ieri, infatti, è stato «sot­tratto» alla segre­tezza il testo con cui l’Ue vuole pro­porre agli Usa di avviare col Ttip una «coo­pe­ra­zione» per ren­dere più simili tra i nostri Paesi non solo pro­dotti e ser­vizi, ma stan­dard di qua­lità, di sicu­rezza, leggi e regole, avendo come prio­rità non la pro­te­zione dei diritti e dei livelli di garan­zia più alti a dispo­si­zione, ma l’abbattimento dei costi per le imprese e la faci­li­ta­zione dei loro affari.

Gli ele­menti più imba­raz­zanti sono quat­tro. Innan­zi­tutto che uno Stato o un orga­ni­smo di rego­la­zione prima di intro­durre una nuova regola, anche la più ragio­ne­vole, che possa avere un influsso sul com­mer­cio tran­sa­tlan­tico, debba comu­ni­carlo all’altra parte, espo­nen­dosi, così, a un poten­ziale fuoco incro­ciato delle rispet­tive imprese che attual­mente hanno a libro paga il più con­si­stente numero di lob­bi­sti ed esperti a difen­derli. In secondo luogo che ogni regola nuova dovrà essere sot­to­po­sta ad una valu­ta­zione d’impatto che assi­curi che in nes­sun modo ne dan­neggi com­mer­cio o inve­sti­menti. Se un por­ta­tore d’interesse, poi, si sen­tirà leso da una regola o uno stan­dard annun­ciato, si dovrà aprire obbli­ga­to­ria­mente un tavolo per risol­vere il pro­blema, anche a livello di Stati mem­bri. Infine, non saranno più gli Stati o i livelli regio­nali, ma per l’Europa la Com­mis­sione e per gli Usa l’Office of Infor­ma­tion on Regu­la­tory Affairs (Oira), rego­lar­mente con­te­stato per opa­cità dalle asso­cia­zioni dei con­su­ma­tori, a gui­dare l’organismo che man­derà avanti que­sto pro­cesso e che dovrà, leg­giamo all’art. 15, «pre­stare accu­rata con­si­de­ra­zione» alle pro­po­ste delle imprese sulle rego­la­zioni esi­stenti e future.
Sono pas­sate poche set­ti­mane dal richiamo mosso alla Com­mis­sione Ue dall’Ombusman, l’autorità per il buon fun­zio­na­mento delle isti­tu­zioni euro­pee, che le chie­deva mag­giore tra­spa­renza e coin­vol­gi­mento degli Stati mem­bri e dei cit­ta­dini nel Ttip, oltre che rispetto per la giu­sti­zia ordi­na­ria e per i pro­cessi nor­ma­tivi esi­stenti. È pas­sato ancor meno da quando la Com­mis­sa­ria al Com­mer­cio Ceci­lia Mael­strom ha dovuto ammet­tere che oltre l’80% delle rispo­ste alla con­sul­ta­zione online aperta dalla Com­mis­sione stessa sull’opportunità di intro­durre nel Ttip la pos­si­bi­lità per gli inve­sti­tori pri­vati di far causa a que­gli Stati che aves­sero o intro­du­ces­sero regole che ne dan­neg­gias­sero gli inte­resse pre­senti, pas­sati o futuri, si era espressa per un secco no. In Europa, però, c’è chi preme per­ché quest’operazione con­ti­nui come se nulla fosse. Popo­lari e Social­de­mo­cra­tici sem­brano voler imporre a mag­gio­ranza in Par­la­mento un parere, atteso per il pros­simo mag­gio, di pieno appog­gio al Ttip nono­stante la con­tra­rietà cre­sca nell’opinione pub­blica. Per que­sto la Cam­pa­gna Stop Ttip Ita­lia ha lan­ciato sul suo sito (stop​-ttip​-ita​lia​.net) la rac­colta di firme che chiede di bloc­care imme­dia­ta­mente i nego­ziati e che ha già supe­rato quota 1 milione e 500mila no in tutta Europa. Dopo l’approvazione anche in Comune di Milano di un ordine del giorno che chiede lo stop delle trat­ta­tive, la Cam­pa­gna inten­si­fi­cherà le pres­sioni sui par­la­men­tari euro­pei e nazio­nali e gli incon­tri pub­blici pre­pa­ran­dosi al 18 aprile, quando si cele­brerà la prima gior­nata tran­sa­tlan­tica di mobi­li­ta­zione. Per­ché il Ttip è il cavallo di Troia per imporre gli inte­ressi dei più forti sui diritti di tutti nel cuore delle isti­tu­zioni euro­pee. E biso­gna fer­marlo subito, prima che sia troppo tardi.

*Vice­pre­si­dente dell’associazione Fair­watch, tra i pro­mo­tori della Cam­pa­gna Stop Ttip Ita­lia. Per fir­mare la peti­zione, leg­gere tutti i testi del trat­tato e le pros­sime ini­zia­tive www​.stop​-ttip​-ita​lia​.net

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