di Ugo Sturlese 17 gennaio 2015 Bologna, Assemblea di L’altra Europa
Il discorso dei Paradossi e della complessità: La globalizzazione, vecchia politica e SPN
Oggi si tratta di confrontarsi in maniera pacata e costruttiva sul percorso difficile ma necessario che stiamo compiendo nel passaggio dalla Lista Tsipras alla costruzione di un Soggetto Politico Nuovo (l’Altra Italia). Tutti quelli che sono qua oggi sono impegnati a pari titolo per questo obiettivo (che rappresenta anche un bisogno disperato di buona politica)
Viviamo una situazione paradossale: una crisi sempre più profonda, della quale abbiamo fatto ormai da tempo un’analisi precisa ma alla quale non riusciamo a dare un contributo tangibile, in Italia, come sinistra politica, mentre qualcosa si è mosso decisamente sul terreno delle lotte sociali (studenti, lotte per la casa, contro il Fiscal compact, contro il TTIP, contro il decreto devastante Sblocca Italia, contro lo stravolgimento della Costituzione, ma soprattutto la manifestazione del 25 Ottobre della CGIL, seguita dallo sciopero generale del 12 Dicembre). E poi una miriade di lotte locali (per la tutela del territorio, per una mobilità sostenibile, per la trasparenza)
Noi oggi viviamo dentro a un paradosso fondamentale, una sorta di bolla cognitiva che ci rimanda una falsa rappresentazione della realtà e che condiziona il nostro agire quotidiano e politico.
Viviamo una crisi profondissima del capitalismo, che ha assunto le vesti di un capitalismo finanziario di rapina e dobbiamo subire l’egemonia di un pensiero che ripropone soluzioni illusorie, quelle della crescita infinita e dell’iperconsumo, che sono state esse stesse all’origine della crisi o che per altro verso, nel caso delle politiche di austerità europee, rischia di peggiorarla drammaticamente, accentuando in entrambi i casi disuguaglianze, negazione dei diritti a partire da quelli del lavoro, attacchi ai sistemi di Welfare e di solidarietà di cui l’Europa andava fiera (e che costituiscono, se rivitalizzati, l’unica risposta al terrorismo), danni irreparabili all’ambiente, all’assetto stesso democratico del Paese, sec. I dettami della Stanley-Morgan. (vedi Guido Rossi, Il Sole 24 Ore di Domenica 11 Gennaio, la fine dello Stato di diritto a favore dei poteri finanziari).
Ma tutto ciò avviene in un mondo globalizzato e sempre più complesso, che richiede una capacità cognitiva collettiva (per dirla con Edgar Morin) enormemente sviluppata.
Vorrei indicare due parametri, tratti da due testi di grande interesse: Il rapporto capitale/ rendita, trattato da Thomas Picketty ne Il Capitale del XXI Secolo e la salute globale, tratto da Salute senza confini di Paolo Vineis, che insegna all’imperial College di Londra.
1) E’ stato interessante per me scoprire da Picketty che l’Italia è diventata il Paese dove più alto è il rapporto fra capitale e reddito annuale di una nazione, con un rapporto di circa 6/7 volte, cioè il capitale, tutto privato ( in quanto quello pubblico è annullato dal debito), del quale la metà formato da beni immobiliari (la questione della casa in proprietà), vale 7 volte il reddito prodotto da una nazione in un anno. E che questo rapporto tende ad aumentare in condizioni di bassa crescita e di alto tasso di risparmio, come sta avvenendo oggi e come sarà in futuro nell’economia dei Paesi sviluppati. Ciò ovviamente è la causa di disuguaglianze crescenti (se non si apportano dei correttivi mediante una tassazione dei patrimoni e dei beni ereditari, come è possibile verificare facilmente e come scriveva Marco Revelli nella sua relazione Noi, Poveri. Insomma lo Sgocciolamento sulle classi più deboli non è avvenuto e la legge di Kuznetz sul riequilibrio tendenziale dei redditi una chimera.
Per la verità questo rapporto si è mantenuto molto alto a partire dalla fine del 700 con picchi intorno all’inizio del 900 (la Belle epoque)., ma non in maniera continua.
Nei famosi trenta anni gloriosi dal 45 al 75 questo rapporto capitale/reddito si è abbassato a 3-4 volte in Francia e in Germania, a seguito delle distruzioni belliche ma anche delle politiche pubbliche di stampo statalista e ugualitario (industria, welfare), realizzate dai Governi dell’epoca, sotto la spinta dei Sindacati e di forti partiti di sinistra.
Successivamente, negli ultimi 30 anni (gli anni Mostruosi), egemonizzati dalle teorie neoliberiste, e dai Governi di destra radicale (Thacther, Reagan), il capitale ha teso di nuovo a riprendere spazio fino ai livelli attuali. Bullett così può affermare: La lotta di classe esiste, ma l’abbiamo vinta noi. E cioè l’andamento dei sistemi economici non è solo un fatto governato da elementi oggettivi e immodificabili, ma risente dei rapporti sociali e politici, di classe, (anche se le classi sono cambiate e di questo occorre tenere conto) che avvengono nella realtà dei vari Paesi. Quindi occorre un livello elevato di comprensione della complessità, se vogliamo che le nostre proposte abbiano un seguito politico
2) La salute globale.
I decenni di fine ottocento e del novecento hanno visto un aumento clamoroso di alcuni parametri fondamentali, come l’attesa di vita alla nascita con un guadagno di un anno ogni tre/quattro anni fino agli attuali livelli che vedono i Paesi sviluppati (colpiti soprattutto da malattie degenerative) con attese di vita oltre gli 80 anni e miglioramenti anche nei Paesi sottosviluppati (colpiti in particolare da malattie infettive). Ovviamente queste conquiste non si sono distribuite in maniera uniforme e le differenze sociali hanno determinato squilibri enormi nell’attesa di vita fra le classi, anche dell’ordine di 10-20 anni. Ma nel mondo globalizzato di oggi, dominato dall’industria del consumo anche in campo alimentare, dell’industria del tabacco e da crescenti cambiamenti climatici, stiamo assistendo ad una transizione epidemiologica, che fa sì che malattie da iperalimentazione (in particolare diabete-obesità) o degenerative (da diffusione del tabacco) colpiscano anche sperdute popolazioni del Pacifico (Isola di Nauru-fosfati-guano), mentre alcune malattie infettive, come la malaria, si diffondano in arre dove prima non esistevano a causa dei cambiamenti climatici. Per converso la crisi economica in alcuni Paesi, come la Grecia – Argiris ne sa qualcosa (prima ancora l’ex Unione Sovietica) determina una caduta dei sistemi sanitari ed un aumento di talune patologie (mortalità perinatale, depressione,suicidi, consumo di eroina, aumento della violenza, aumento dell’HIV, minor ricorso agli ospedali). Questi cambiamenti profondi hanno fatto prevedere ad alcuni studiosi una caduta dell’attesa di vita negli stessi Stati Uniti.
Due esempi per far capire come la complessità del mondo globalizzato renda indispensabile una grande e diffusa, reticolare mobilitazione cognitiva (Morin) e di conseguenza una grande battaglia discorsiva, cime sostiene Mariana Mazzucato (Lo Stato Innovatore) per la conquista dell’egemonia.
A questo scopo risultano del tutto inadeguati i partiti politici novecenteschi, ma anche l’aggregazione di spezzoni esausti di classi dirigenti assemblati alla meno peggio e divisi nel profondo da rivalità insanabili. Insomma occorre riscoprire l’intellettuale collettivo gramsciano, fare ricorso a tutte le intelligenze diffuse, non solo accademiche, così come siamo riusciti a fare nella formazione delle nostre Liste elettorali per le Europee. Insomma l’esigenza di un Soggetto Politico veramente Nuovo nella proposta politica e programmatica e nella sua organizzazione democratica e partecipata non ammette ulteriori dilazioni. Qui ed ora occorre dar vita a questa nuova Soggettività e presentarla solennemente agli italiani… e metterla in campo aperto subito a partire dalle elezioni regionali di Maggio
Insomma occorre risolvere e superare, subito, il secondo Paradosso di tipo politico a livello nazionale ed europeo: costituito dal fatto che in questa situazione di crisi per alcuni versi superiore a quella del 29’ la sinistra italiana, ma anche europea (con l’eccezione della Grecia – nella quale riponiamo grandi speranze per possibile/probabile vittoria di Syriza e di Tsipras – della Spagna e in grado minore di alcuni altri Paesi) non riesca a proporsi con un disegno convincente economico e politico e con una forma organizzativa rinnovata all’altezza dei problemi che il tempo della globalizzazione ci propone.
E questo non è solo un paradosso, legato all’impazzimento dei gruppi dirigenti: è anche una gravissima responsabilità, forse superiore a quelle del centro-destra e della seconda destra di Renzi. Qui c’è un grande problema dove politica ed etica devono trovare un punto d’incontro. Il volto della Medusa non deve pietrificarci.
Per questo è risultato incomprensibile ai più, ai militanti dei comitati che hanno dato l’anima per la Lista Tsipras, come sia stato possibile perdere 8 mesi dopo le elezioni europee (e mentre si svolgevano due elezioni regionali di grande rilievo), divisi fra due ipotesi alternative: da un parte chi privilegiava e forse privilegia ancora rapporti tradizionali e verticistici nella costruzione del Soggetto Politico Nuovo; dall’altra chi privilegia invece la costruzione di un nuovo soggetto, centrato sui Comitati elettorali per Tsipras ed su un rapporto fecondo e dialettico con Movimenti. Associazioni, Sindacati che già operano e lottano attorno ad alcune tematiche riferibili ai Beni Comuni (il territorio, l’acqua, la casa, la cultura, la scola) e per alcuni diritti fondamentali (il Lavoro, l’accoglienza dei migranti) In questo contesto la presentazione di liste regionali, in continuità con l’esperienza de L’Altra Europa, dell’Altra Emilia e dell’Altra Calabria , devono costituire elementi di novità positiva e di chiarezza nella direzione di un disegno definito e riconoscibile, alternativo alle due destre.
In conclusione vediamo di non tradire questo passaggio fondamentali e di costruire un futuro per noi, ma soprattutto per il Paese, che rischia veramente di sprofondare nella crisi e nella disperanza (Federico Caffè).
E io dico, con Barbara Spinelli, Osiamo più democrazia, osiamo più democrazia per continuare a sperare.