Signori si nasce e Gesù modestamente lo nacque

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Autore originale del testo: Antonio Margheriti Mastino
Fonte: papale papale
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di Antonio Margheriti Mastino

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Siamo stati ingannati sul Bambinello

In ogni periodo natalizio mi torna all’orecchio come un eco lontano, dalla mia infanzia laggiù nel profondo Sud, un motivo musicale. Quello che ci insegnò la nostra maestra Luciana Carrino (era di Copertino: quanto vorrei sapere cosa è stato di lei… magari leggesse qui!) in terza elementare; ne ricordo il ritmo e le parole, che di certo avrò allora cantato ai miei, al pranzo di natale, queste :

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«Ti raccomando ciuchino ciuchino

Vai più piano, pianino pianino

C’è la Madonna, non sta tanto bene

È molto stanca ed è lungo il cammino.

La notte è scura ma c’è una cometa

Che guida il passo lungo la via,

palpita l’aria di una sinfonia

che vien dal cielo e si ferma nel cuor!

E’ Natale il giorno più bello

Perché nasce Gesù bambinello.

Non ha casa, non ha vestitini

Nude le mani, nudi i piedini.

E’ il più povero fra tutti i nati,

ma il più dolce , il più buono di tutti.

Povertà è la sua grandezza

Il suo amore è la sua ricchezza».

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Non l’ho mai dimenticata: per me il Natale da allora ebbe sempre per volto le immagini che questa canzoncina, ormai tanti anni fa, mi suggerì. La storiella antica che narrava fu a lungo per me l’unica Storia della Salvezza possibile, tutto il mio piccolo mondo cattolico.

Divenni furibondo quando seppi che le cose non stavano esattamente così, come nella canzoncina, e che ero stato ingannato io e generazioni intere di cattolici, specialmente a causa di quella vischiosa e insopprimibile melassa che il francescanesimo vero e immaginario riversò per secoli addosso alla storia sacra, con i suoi presepi di Greccio, tanto poetici e bucolici, ma storiograficamente fasulli.

Ecco perché, ogni volta che sotto Natale mi torna in mente quella canzoncina, l’unica commozione che provo è quella cerebrale, per le capocciate al muro, stante l’attacco di bile rituale. Perché?

Ma perché Gesù non era affatto povero, né straccione, né senzatetto o ignudo, non era uno sfigato come ci si vuol far credere, la Chiesa assecondando alla grande questa leggenda metropolitana benché sempre avesse saputo essere falsa almeno quanto i “capelli” di Berlusconi.

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Bufale e asinello

Allora, ricapitoliamo alla caciarona, cosa nella quale sono insuperabile.

Ok, concediamolo: la nascita di Gesù è un po’ improvvisata, poco solenne. Ma non perché fosse una famiglia di pezzenti, di senzatetto. Semplicemente Maria fu colta da doglie all’improvviso, mentre stava in viaggio, seduta su un asino, che fra l’altro era un mezzo di locomozione di tutto rispetto, equiparabile all’odierna Smart. Era in cammino non per mendicare alcunché da qualche parte, ma perché in  quel periodo c’era il grande censimento al quale i romani tenevano moltissimo, e pure la famiglia di Giuseppe doveva andare a farsi censire in un altro luogo prefissato dall’autorità imperiale.

Dice: e vabbè, scusa, ma perché ha partorito poi in una stalla e deposto il bambino37-Nativita-bue-asino

in una mangiatoria mentre bue e asinello le facevano da termosifone? Cazzate, pure queste messe in circolazione dal solito francescanesimo da “presepe di Greccio”. Non ci furono buoi, non ci furono “stalle” e manco “mangiatoie”, semmai c’era l’asinello, che apparteneva alla coppia.

Mi spiego. Passi l’asino, ma il bue è una invenzione: è la trasposizione posteriore di alcuni particolari delle profezie veterotestamentarie che, riguardo alla venuta del Messia, tiravano in ballo per qualche ragione questo animale. Onde poi, per “dare credibilità” maggiore (ce ne fosse mai stato bisogno) alla messianicità di quella nascita, qualcuno pensò bene di “aggiustare” le cose aggiungendovi anche i “particolari” irrilevanti  che incorniciavano le profezie antiche, per poter sostenere un “avverarsi alla lettera” di quanto stava scritto. Ed eccoti il bue…

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Dalle stelle alle stalle

Dice: se c’è fumo c’è foco, se c’è la “stalla”, perché non poteva esserci pure un bue, delle galline, qualche capra? Perché non c’è alcuna “stalla”, non per come noi la immaginiamo: per “stalla” s’’intendeva altro. Seguitemi.

Certo, la Madonna è costretta a partorire quasi per strada, nel primo buco che trova. Ok, ma è stato solo un incidente, non è una condizione. Per giunta non è proprio una “stalla”, è un locale d’albergo attiguo al “parcheggio” degli animali di locomozione degli ospiti dell’albergo.

Dice: ma allora è vero che erano gente povera, se non potevano manco pagarsi una stanza d’albergo. Sciocchezze: pure quello fu un incidente. Certo che Giuseppe voleva portare la sposa in albergo per sgravare, e infatti bussa a diversi alberghi ma non cava un ragno dal buco. Non perché non avesse soldi, ma perché in quei giorni non c’era posto, purtroppo: tutte le stanze erano occupate per via del gran flusso di viaggiatori a causa del censimento, ma soprattutto perché erano i giorni che antecedevano la pasqua ebraica. Un periodo festivo, i soliti “turisti”! Che doveva fare Maria? Disse “vada per la stalla”…

Ma forse occorre essere più precisi: Gesù è nato in un “albergo” o in una “stalla” o in una “grotta” o in una “capanna”? Nei presepi vediamo di tutto un po’. Per “grotta” all’epoca si intendeva la stalla di una casa; che a sua volta non è una “stalla” comune come immaginiamo, ma il posto più caldo, silenzioso e appartato per partorire.

Qualcuno si domanda: perché non trovarono posto se è vero che Giuseppe aveva parenti a Betlemme? Si pensa infatti che non degli “albergatori” ma proprio dei parenti di Giuseppe ospitarono la Sacra Famiglia nella “stalla” di casa. Chi aiutò Maria a partorire? Esclusi in modo assoluto gli uomini, cosa che non era immaginabile nel mondo ebraico, senza ombra di dubbio le donne (parenti o conoscenti).

Gesù nasce e resta “nudo” o avvolto di “stracci”? Ma che domanda cretina. Nessun neonato sopravvivrebbe “nudo”… e perché

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poi con tanti adulti lì presenti, Giuseppe e Maria compresi? Credete che qualcuno non gli avrebbe ceduto i suoi mantelli? Fu in realtà avvolto di panni come si faceva con tutti i neonati. Panni, bende, non “stracci”. Ma poi: possiamo o no immaginare che Maria, sapendo il suo stato, si sia portata appresso qualcosa nel “borsone”, il necessario per un parto, nel caso si fossero rotte le acque lungo il tragitto?

A proposito: e la neve? La neve c’era come nei presepi? Non è da escludersi: Gerusalemme è ad un’altezza di 765 metri sul livello del mare. E i pastori? Beh, il grosso della popolazione viveva di pastorizia, intorno alla città che diede i natali al Messia i pastori c’erano in abbondanza, ma arroccati sulle colline con gli armenti; quelli più lontani invece notarono la cometa che sembrò posarsi a indicare la città dove era c’era stato l’Evento. Qualcuno dice che “furono avvisati da un angelo”. Ma forse non è vero.

Povero? Gesù era ricco! Amico di altri ricchi

La povertà di Gesù, nato con “nude le mani nudi i piedini”. Gesù morto di fame. Ultimo degli ultimi. Che sciocchezze!

Ma io poi non ho mai capito perché si debba sputtanare così il padre putativo, Giuseppe. Il quale non solo veniva da una stirpe che si voleva “regale”, ma era anche un onesto lavoratore, non un falegname come dicono i gonzi, ma un ben più blasonato carpentiere, che nella società ebraica corrispondeva a un’arte nobile, rientrava nell’aristocrazia delle professioni la sua; e si può perciò ben dire – per intenderci – che appartenessero al ceto della medio/alta borghesia ebraica. Il che significa che erano dei benestanti. E anche la famiglia di Maria era di alto lignaggio.

Come diceva il cardinale Biffi, «quando dico che la famiglia di Gesù era ricca si

Cartapesta leccese, fine XIX secolo, autore Manzo. Già collezione Mastino

Cartapesta leccese, fine XIX secolo, autore Manzo.
Già collezione Mastino

scandalizzano: ma che ci posso fare io? Così è!». Ecco io non capisco perché una famiglia così… un san Giuseppe che ebbe natali nobilissimi, che era benestante, che non ha fatto mai mancare niente alla famiglia, un onesto lavoratore che si è fatto il mazzo nella sua bottega tutta la vita, perché uno così deve essere screditato in giro presentandolo non solo come un pezzente morto di fame, ma anche come uno che teneva male la moglie, la faceva partorire nelle mangiatorie e il figlio di lei poi lo trattava pure peggio, lasciandolo appena nato nudo e al freddo, sotto un bue e un asino. Poco c’è mancato che qualcuno dicesse che li menava pure, al bambino e alla madre. La povertà non è una virtù in sé: è una disgrazia (se non è scelta). Con la quale, se non si può scappare, si tenta tuttavia di giacere con la massima dignità possibile, facendo di necessità virtù.

Ma poi, rifletteteci un attimo: chi erano, nei Vangeli, i grandi amici di Gesù?, le famiglie delle quali maggiormente frequentava le case e i banchetti, tanto che qualcuno volle definirlo un “mangione e beone”? Chi erano? La famiglia di Lazzaro, i parenti di Maria, la famiglia di Giuseppe D’Arimatea. E qual è il minimo comun denominatore di costoro? Che erano tutti ricchi sfondati. E del resto, se Gesù per censo non fosse stato un loro pari, credete davvero lo avrebbero invitato con tutti gli onori più raffinati dell’ospitalità alle loro mense?

Gesù non era povero: semplicemente nacque in un luogo “umile”.

San Giuseppe e Bambinello. Cartapesta leccese, 1900 circa, autore G.Manzo

San Giuseppe e Bambinello. Cartapesta leccese, 1900 circa, autore G.Manzo

Giuseppe quel giovane bellissimo vecchio decrepito

Ciliegina sulla torta, quella che appose su questa melassa populista, il pudibondo e sessuofobico Concilio di Trento: dopo che era stato ridotto a un pezzente, Giuseppe fu pure trasformato dall’estenuante iconografia ufficiale tridentina, in un vecchio decrepito… che aveva impalmato una bambina. E tutto questo al solo scopo di sottolineare che… Maria era e restò vergine: il fatto che arbitrariamente si insinuò fosse sposata a tale matusalemme, come minimo prostatico (e va da sé, ormai inabile sessualmente: era questo il vero messaggio in codice), non poteva che confermarlo.

Il che a mio avviso è pure un’idea sacrilega, perché vorrebbe dire che se Maria restò vergine non fu per rimanere fedele al mandato divino, ma solo perché lo sposo era incapace di concupire; così come Giuseppe “rispettò” la moglie non per amor di Dio ma vittima del “vorrei ma non ci riesco”.

Giuseppe, in realtà, non solo era ricco, non solo doveva essere bello, non solo era perfettamente abile sessualmente, ma era anche un ragazzo, giovanissimo. Non un vecchione. Certo, desiderava Maria, e Maria desiderava probabilmente lui: non erano due asessuati, erano due innamorati. Ma al contempo sacrificarono a qualcosa di infinitamente più grande la loro passione umana.

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