Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 18 novembre 2014
In questi giorni sto in rete solo per cazzeggiare perché ritorno a casa dal lavoro così rintronata che non riconosco nemmeno mio figlio, gli chiedo chi sei. Non ho nemmeno la lucidità di scrivere sulla Moretti perché non so da che parte cominciare. Comunque la prima cosa che mi è venuta in mente è che sicuramente non ce l’ho con lei perché va dall’estetista. Pure con questi chiari di luna in cui i pensionati rovistano nei cassonetti. Non è che pretendo da chi ha un po’ di più che faccia l’imitazione di San Francesco. Non lo pretendo nemmeno da un parlamentare. E nemmeno pretendo da una donna che fa politica che non curi la sua persona: se le piace essere elegante e bellina sono affaracci suoi. Mi ricordo Silvia Costa, che è bella ora, da giovane era un fiore. E non credo che le facessero schifo creme o rossetti. Ma Silvia Costa non avrebbe mai detto in un’intervista che è quella la valorizzazione della femminilità! Avrebbe detto che il tratto della femminilità in politica e nella società è la cura degli uomini e delle cose! Avrebbe detto che che se c’è un valore aggiunto che le donne possono dare al mondo è quello sguardo materno e misericordioso che riserviamo alle cose fragili come i nostri figli. Avrebbe detto che andiamo in Parlamento perché in fondo ad ognuna di noi c’è una Madonna, che schiaccia il serpente, ma ricopre i deboli con il suo manto. Avrebbe detto che le donne vanno in Parlamento per raddrizzare un mondo rovesciato. Tutto avrebbe detto, tranne che essere donna è portare il tacco dodici. Non l’avrebbe detto come donna e e non l’avrebbe detto come politica! Perché la politica sarà anche sangue e merda e non solo alati pensieri, ma mai può essere la banalità del colore delle meches! E io alla Moretti di avere confuso la politica con trucco e parrucco non glielo perdono. Puah!