Fonte: Il Fatto Quotidiano
Barbara Spinelli: La follia bellica Ue. Non c’è differenza fra riarmo dei singoli Stati ed euro-difesa: per uno scudo comunitario, servirebbero uno Stato europeo e un suo esercito. Né l’uno né l’altro esistono. È una menzogna
Vorrei parlare del nuovo bellicismo europeo e dei suoi fondamenti: l’ignoranza, la menzogna, l’avidità del complesso militare-industriale. L’ignoranza per prima, abissale e volontaria, di quel che vuole ed è la Russia, di quel che sono gli Stati dell’Est europeo usciti dall’Urss con un pensiero dominante: vendicarsi della Russia.
E se possibile smembrarla, come sostenuto da Kaja Kallas, Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, ex premier nota per l’oppressione in Estonia delle minoranze russe.
E ancora: ignoranza della guerra degli ucraini, di come l’hanno persa nonostante fosse stata preparata fin dal 2014, e poi condotta, dai servizi e dai militari Usa. La verità è che Trump sta gestendo la prima grande sconfitta occidentale contro una potenza nucleare (anche la guerra dei dazi è gestione di una sconfitta). L’Occidente intero è alle prese con una disfatta, anche se l’Europa occidentale si benda gli occhi e fa finta di niente.
Certo, all’inizio fu legittima resistenza all’invasore, ma le cose sono cambiate. Si moltiplicano i reportage, anche ucraini, sulle diserzioni dei giovani, su una generazione perduta, sugli arruolamenti forzati: ti acchiappano per strada con un bus e ti sbattono al fronte o ti riempiono di botte (si chiama bussificazione). Nella Resistenza non succedeva. Infine la bugia sull’Ucraina compatta: è invece divisa, col Donbass che parla russo (lingua proibita dal 2019) e anche se non approva Putin resta etnicamente russo.
La guerra in Ucraina, come quella in Georgia del 2008, è un assalto inizialmente difensivo, dovuto a due fattori: l’allargamento provocatorio della Nato fino alle porte della Russia, voluto da Clinton, e la questione irrisolta delle minoranze russe nei Paesi staccatisi dall’Urss (25 milioni, di cui circa 8 in Ucraina).
Chi fustiga la piazza per la pace organizzata sabato a Roma dal Movimento 5 Stelle la chiama in blocco putiniana, o trumpiana, e oppone l’assurdo proverbio: se vuoi la pace prepara la guerra. Intende ben altro: se vuoi la guerra, prepara la guerra. Questa è la verità di tante risoluzioni del Parlamento europeo e del piano di Riarmo della Commissione Von der Leyen.
C’è chi garantisce che riarmarsi fa salire crescita e occupati (parola dell’ex segretario di Stato Blinken, di Draghi nel Rapporto sulla competitività). Noi Europei che ne abbiamo fatte a bizzeffe, di guerre, sappiamo che se dal ’45 abbiamo costruito welfare e diritti sociali è perché abbiamo scelto la pace. L’abbiamo scelta grazie all’ombrello statunitense, dicono. Da quale terribile aggressore ci protegge?
Visto che si parla tanto di Churchill e di Hitler (quanti sosia di Hitler s’è inventato l’Occidente negli ultimi ventiquattro anni!) vorrei ricordare che Churchill, finita l’ultima guerra contro Hitler, nel 1945, voleva ricominciarne subito un’altra, contro l’Unione sovietica. La chiamò Operazione Impensabile. Per fortuna i laburisti vinsero le elezioni e Eisenhower s’oppose alla pazzia. Ma ecco che ricominciamo: Riarmo Europa è un’altra Operazione Impensabile.
Per rassicurarci dicono che non è bellicosità: “è solo deterrenza”. La deterrenza fu Equilibrio del Terrore e parità degli armamenti Est-Ovest. Dobbiamo “pareggiare” seimila testate nucleari russe? Durante l’Equilibrio del Terrore furono avviati negoziati per il disarmo. Oggi no. Né è chiaro se Trump voglia simili negoziati – quando tenta l’accordo con Putin – dato che chiede agli Stati europei di accrescere il riarmo fino al 5% del Pil.
Contrariamente a quanto si afferma nelle piazze Pd (Roma, Bologna), non c’è differenza alcuna fra il riarmo dei singoli Stati e la difesa europea, per il semplice fatto che per una difesa europea ci vorrebbero uno Stato europeo con un esercito europeo. Né l’uno né l’altro esistono. È un’altra grande menzogna. Non solo: il piano Riarmo-Europa è realizzabile in un solo Paese: la Germania. Gli altri Stati sono troppo indebitati. Stramazzerebbero. Se questo è l’obiettivo (la supremazia tedesca sia economica sia militare) il pericolo è vicino. Possiamo immaginare quel che ne pensa la Russia, dopo 27 milioni di morti nella Seconda guerra mondiale.
La marcia della follia smantellerà lo Stato sociale su cui si fondava l’Unione. Solo le spese militari saranno esentate dai vincoli dell’austerità. Non le spese per scuola, sanità, lavoro. Il capo dell’industria militare Leonardo, Roberto Cingolani, afferma senza vergognarsene: “Se ti crolla il tetto della casa, devi ripararlo e magari mangiare meno”. Merz in Germania propone la revisione del sussidio cittadino – il nostro perduto reddito di cittadinanza. Starmer taglia i benefit per i poveri: non si sa perché lo chiamano laburista. Oppure è laburista come Blair, che promosse la Coalizione dei Volenterosi contro l’Iraq. Non so con che faccia tosta quest’indecente denominazione – Coalizione dei Volenterosi – venga resuscitata da Macron e Starmer.
C’è chi ha detto, qualche giorno fa: “L’unico modo per trattare il M5S è cancellarli”. È la Neolingua mediatica e politica: cancelliamo chi chiede la pace, cancelliamo tv e cultura russe così non sappiamo cosa si pensa in un grande Paese europeo accanto a cui vivremo migliaia di anni e con cui potremmo cooperare come nella Conferenza di Helsinki nel 1975.
Ma siccome non siamo qui per cancellare, è uno scrittore russo che vorrei citare, Anton Cechov: “Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”. La pistola di Cechov è il riarmo deciso da chi vuole una pace giusta (cioè ancora guerra): non una pace possibile. Il Pd nel Parlamento europeo approva (contro il parere di Elly Schlein) e tanti lamentano l’opposizione divisa. A me pare che su pace e guerra sia difficile il compromesso. È la socialdemocrazia tedesca che ha detto: dobbiamo ridivenire “pronti alla guerra” (kriegstüchtig). Che ha reintrodotto la pistola del romanzo europeo.
I governi europei non hanno fatto nulla per capire le radici della guerra. Per distinguere l’allargamento dell’Unione da quello della Nato. Non hanno mai osato ammettere che la pace in Europa è possibile solo se Ucraina, Georgia, Moldavia sono neutrali come l’Austria nel secondo dopoguerra. Continuano ad armare Israele come Donald Trump (Germania in testa), dicendo che il 7 ottobre riecheggia l’annientamento degli ebrei, ma quel che è venuto dopo a Gaza no, niente a che vedere con lo sterminio.
Alle piazze che favoleggiano di difesa europea andrebbe chiesto: quando mai l’Europa ha lavorato per la pace, tranne negli anni della distensione di Willy Brandt o quando Francia e Germania s’opposero alla guerra in Iraq?
L’Europa di oggi elenca i nemici esistenziali: Russia, Cina, Iran, Corea del Nord. È un po’ tanto, per un continente in declino. È una marcia della follia, simile in tutto e per tutto a quella che precedette la guerra del 1914-’18, che lascerà morire al posto nostro altre migliaia di ucraini con l’idea che chissà, magari stavolta rischiamo la Terza guerra mondiale, ma avremo tenuto a bada Trump