Fonte: La Stampa
Invio di truppe in Ucraina, no da 94 italiani su cento
Un italiano su dieci è pro Putin, due persone su dieci considerano la risposta del nostro governo al conflitto «efficace». Scarsa la fiducia in Trump (34%) e nell’Ue (15%). Il supporto militare piace solo all’8% degli intervistati
La maggior parte degli italiani è favorevole all’invio di aiuti umanitari all’Ucraina (37,5%), ma restia a inviare truppe militari (5,8%) o finanziare direttamente l’acquisto di armi (12,8%). Le ragioni possono essere ricondotte a fattori storici, culturali e politici. Di sicuro molti italiani, anche se condannano l’aggressione russa sono convinti che l’invio di armamenti possa solo prolungare il conflitto – senza esiti se non in un incremento di decessi e distruzione – piuttosto che risolverlo.
Inoltre non è scontato il timore di una escalation militare che possa portare a conseguenze imprevedibili, compreso un possibile coinvolgimento Nato in un conflitto diretto con la Russia. Il nostro Paese sta attraversando una fase economica difficile, con un’inflazione che morde e una crisi energetica che ha innalzato notevolmente i costi delle bollette. In questo contesto è evidente che l’invio di armi sia visto con una certa diffidenza da parte di un cittadino su due, anche perché i problemi interni risultano più sentiti dalla gente. In questo contesto l’invio di aiuti umanitari è interpretato come un dovere morale che non comporta – secondo quasi il 40% della popolazione – conseguenze negative dirette per il nostro Paese.
La negoziazione diplomatica è la migliore soluzione per fermare la guerra nel cuore dell’Europa per il 60,2% della popolazione. Supporto militare (8,3%) e intervento diretto e guidato di altri Paesi (6,5%) non trovano molto riscontro nelle indicazioni di risoluzione del conflitto indicate dagli italiani, come neppure le sanzioni economiche per la Russia (9,7%) che, invece, ha saputo riorganizzare in tempi rapidi la propria economia per resistere alle sollecitazioni. Vladimir Putin ha trovato nuovi partner economici e ha mantenuto una forte volontà politica per continuare il conflitto pur di raggiungere i suoi obiettivi geopolitici. In tutto questo l’aumento dei costi dell’energia, l’inflazione e il carovita, senza trascurare il rincaro dei carburanti hanno influenzato in maniera importante la vita di quasi il 40% (36,7%) degli italiani.
È possibile anche che dopo 3 anni di guerra prevalga un sentimento di “stanca”, proprio perché altri temi come il carovita, la sanità, il lavoro, la sicurezza e l’immigrazione sono diventati più rilevanti e sentiti. La Ue è composta da 27 Paesi con interessi economici, politici e culturali differenti dove abbiamo imparato che le divergenze interne rallentano una risposta unitaria e decisa. Non esiste una politica estera unificata per l’Europa e, se ha agito in maniera compatta nel sostenere le sanzioni contro la Russia, non si è mostrata altrettanto unita nel prendere decisioni rapide e decisive per il conflitto.
Questo gli italiani lo hanno ben compreso, infatti il 64,5% dell’opinione pubblica, senza alcuna sfumatura di colore politico, è persuasa che l’Unione europea non stia lavorando in maniera efficace per la risoluzione della guerra in Ucraina. È evidente che sono molte le persone che non comprendono pienamente l’ampio contesto geopolitico e le motivazioni che spingono i loro leader a sostenere Volodymyr Zelens’kyj, non mostrandosi quindi così “volenterosi” a differenza dei loro premier… ma per il momento ci viene consigliato di affidarci ad un kit di sopravvivenza, per il resto si vedrà.