IWO JIMA 2.0: CHE STORIA RACCONTA QUESTA FOTO?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Pepe Escobar
Fonte: strategic-culture.su

IWO JIMA 2.0: CHE STORIA RACCONTA QUESTA FOTO?

La foto in stile Iwo Jima 2.0, che immortala il pugno di Trump appena sopravvissuto a un attentato, ha fatto il giro del mondo, generando uno tsunami di meme su Weibo in Cina e un nuovo cartone animato in Giappone. Per non parlare del diluvio di cappellini e magliette.

Questa foto, di una composizione perfetta, cambia tutto, in più di un senso. Iniziamo quindi a fare un primo tentativo di decostruzione.

Partiremo dai principali perdenti. Il gruppo che gestisce il teleprompter/ auricolare di Crash Test Dummy è composto essenzialmente da Mike Donilon, Steve Richetti, Bruce Reed e Ted Kaufman.

Funzionari governativi come Jake Sullivan e Little Blinkie, da parte loro, sono collocati al centro di quello che a Washington è noto come il racket delle “inter-agenzie”, meglio descritto come il Blob.

L’inestimabile Alastair Crooke ha spiegato come le deliberazioni di Sullivan e Little Blinkie siano “diffuse attraverso una matrice di ‘cluster’ interconnessi che comprende il complesso industriale militare, i leader del Congresso, i grandi donatori, Wall Street, il Tesoro, la CIA, l’FBI, alcuni oligarchi cosmopoliti e i principini del mondo della sicurezza e dell’intelligence“.

Tuttavia, il punto chiave – invisibile – è chi dice a Sullivan e Blinkie cosa fare.

Queste sono le persone che realmente dirigono lo spettacolo: le Grandi Famiglie e i Grandi Donatori – denaro vecchio e, soprattutto, denaro nuovo (come gli invisibili azionisti di Vanguard).

Sono tutti sbalorditi. Non avrebbero mai pensato di arrivare a questo sfacelo, anche se Joe Biden era stato scelto espressamente per quello che è: un lacchè rozzo, corrotto, facilmente manipolabile e alla testa di una famiglia criminale. Tutti coloro che occupano una vera posizione di potere all’interno del Blob sapevano già da tempo che sarebbe diventato uno zombie.

C’è un acceso dibattito all’interno della Beltway su quante fazioni siano in guerra tra loro all’interno del Blob dem.

Ce ne sono almeno tre:

1. La famiglia criminale di Biden – da cui dipendono decine di migliaia di persone con posti di lavoro privilegiati e ricchi stipendi.

2. I Democratici che stanno in fondo alle liste elettorali – una “famiglia allargata” di altre decine di migliaia di persone che perderanno malamente alle elezioni, o alle rielezioni, nel caso di un Trump 2.0. Questi sono quelli che vogliono gettare Crash Test Dummy sotto l’autobus della casa di riposo e sostituirlo con un dem che sperano e pregano possa vincere (la candidata numero uno è l’incompetente Kamala Harris).

Inutile aggiungere che queste due fazioni non solo sono in feroce guerra tra loro, ma anche in guerra con…

3. Quelli che contano davvero: il vero Stato Profondo – dalla “comunità dell’intelligence” alle reti tessute all’interno della CIA e dell’FBI. Questa è la macchina infernale che nel 2020 aveva consegnato la Casa Bianca su un piatto d’argento a Biden. Il dem Chuck Schumer una volta aveva detto: se ti metti contro questa fazione, hanno tutti i modi che vogliono per arrivare a te, distruggerti o farti fuori. Con totale impunità.

Ecco che arrivano tutti i modi che vogliono

Ecco cosa potrebbe accadere in seguito – ben oltre una Iwo Jima 2.0 e l’irresistibile attrazione dell’accoppiata Trump-Vance. Se lo Stato Profondo non riuscirà ad influenzare l’esito delle elezioni di novembre, potrà trovare tutte le soluzioni possibili per annullarle, invocando una “emergenza nazionale”. Tutto è possibile, dal terrorismo a un false flag alla guerra.

Estrapolando da un’analisi piuttosto fredda di un esperto di fintech di Berlino, è possibile caratterizzare l’accordo bipartisan del partito della guerra nel Blob come due vere e proprie entità mafiose che si contendono un Eccezionalistan sull’orlo di un’abissale bancarotta e costretto a scegliere le sue ultime Guerre Per Sempre.

La fazione di tutti i modi possibili è determinata ad andare fino in fondo – impiegando ogni mezzo imperiale – per conquistare quello che potrebbe essere soprannominato l’El Dorado nella terra nera della Novorossiya, le cui risorse potrebbero comprarle, forse, altri 50 anni di potere.

Dall’altra parte, il gruppo MAGA non si preoccupa di quelle terre slave ed è convinto che la vera minaccia esistenziale sia il Regno di Mezzo. E, poiché è legato al racket del Libro di Giosuè, il gruppo MAGA crede anche che “bisogna fare qualcosa” per l’Iran.

Entrambi i gruppi, comunque, sono de facto completamente devoti al racket del Libro di Giosuè. L’Impero – del Caos – si dà il caso che sia gestito da una governance piuttosto particolare, in cui un sistema di voto molto complicato decide quale gruppo avrà accesso ai mezzi per perseguire la propria ossessione.

Finché c’era abbastanza oro nei forzieri dell’Impero – appropriato illegalmente o meno – i due gruppi si alternavano nel possesso del potere senza troppi problemi.

Ma poi tutte le Guerre Per Sempre perse nel corso degli anni contro avversari militarmente insignificanti hanno cominciato a far sentire il loro peso.

Il sistema di voto imperiale presenta una caratteristica estremamente bizzarra: a parità di affiliazione all’uno o all’altro gruppo, i voti espressi in sole cinque città in cinque stati dell’Heartland nordoccidentale determinano di fatto il destino di quelle risorse imperiali in via di esaurimento, ferocemente contese dai due gruppi principali.

Si dà il caso che il gruppo di tutti i modi possibili controlli il voto in quelle cinque città.

Già nelle scorse elezioni, questo gruppo aveva bloccato una vittoria certa del gruppo MAGA nell’Heartland facendo arrivare circa 10 milioni di voti, la maggior parte dei quali su schede falsificate, oltre alla relativa manomissione elettronica.

Ciò che il gruppo MAGA ora vede chiaramente è la possibilità di accaparrarsi finalmente quelle cinque città in cinque Stati.

Eppure 10 milioni di voti in eccesso e il tentativo di conquistare quei cinque Stati potrebbero non essere sufficienti di fronte alla massiccia macchina dei brogli.

Quindi, nel 2024 il MAGA calcola di dover vincere in altri cinque Stati tipicamente orientati verso l’universo di tutti i modi possibili, e di vincere con un eccesso di almeno 20 milioni di voti per evitare una frode generalizzata quasi certa.

È qui che entra in gioco Iwo Jima 2.0 – formattando graficamente il biglietto per una vittoria schiacciante.

Il gruppo di tutti i modi possibili potrebbe essere oltremodo stordito e confuso nell’attuale e incandescente congiuntura. La domanda da un trilione di dollari è: come cambieranno la narrazione e riprenderanno l’iniziativa?

Hanno commesso l’errore letale di scegliere come candidato un morto che cammina. Al contrario, il MAGA sfoggia la quintessenza della superstar pop narcisistica, ora supercaricata e rienergizzata, con una capacità di attrazione globale.

Sembra che la frana sia inevitabile. Il gruppo di tutti i modi possibili è in preda al panico più totale, sapendo che sta per perdere il controllo

Ma la grassona non ha ancora cantato. In politica, tre mesi e mezzo sono un’eternità galattica. E un gruppo pronto a usare tutti i modi possibili messo con le spalle al muro è pronto a ruggire con più ferocia che mai.

Pepe Escobar

Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/07/17/iwo-jima-2-0-what-story-is-this-picture-telling/

 

Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. È possibile seguirlo su su Telegram.

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