Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Due parole sul caso Strada
Vi dico la verità. Le modalità in cui si sta presentando il “caso Strada” a me paiono le medesime (o quasi) dell’affaire 101. Anche allora si partì da “Rodotà Rodotà” e si finì facendo saltare il banco di Bersani a favore di Renzi (e compagnia cantante), che poi approdò locco locco alla Presidenza del Consiglio. L’ABC della comunicazione politica di primo millennio prevede la mossa del cavallo di gettare in campo un nome famoso, importante, celebre, destare l’interesse del popolo mediatico o social (che prima nulla sapeva del commissariamento calabrese) e quindi creare il parapiglia politico a uso terzi. Allora fu il compianto Rodotà, oggi tocca a Strada (chissà se ha intravisto il trappolone anche a suo carico, a me pare proprio di no). Lo schema ha già funzionato altre volte, Renzi lo ha solo ripetuto, facendo propria e amplificando la proposta di Strada (persona degnissima eh!) quale commissario della sanità calabrese.
A Renzi e ad altri non interessava la sanità calabrese, è evidente, ma l’effetto politico della bombetta lanciata nell’agone. Effetto che c’è stato, tutto a danno del Governo. La bomba andava disinnescata? Beh ci hanno provato, mi pare, nominando un nuovo commissario e chiedendo a Strada di affiancarlo. Mossa che credo vada interpretata così: il lavoro “sporco” spetterebbe al commissario (iter, procedure, sblocco delle risorse, corpo a corpo con le strutture sanitarie e della PA locali, confronto con la società civile locale, firma sotto le ordinanze), quello “pulito” a Strada (organizzazione delle risorse già sbloccate, messa in atto della risposta anti Covid sul territorio, ridisegno della sanità locale, direzione sul campo, umile messa a disposizione della propria immagine quale traino dell’operazione di rinascita sanitaria regionale). A me pare una mediazione buona, al rialzo, altro che al ribasso come sostengono quelli bravi su fb Semmai Gaudio dovrebbe dire: e che io tiro la carretta e metto carbone in caldaia e lui incamera successi e visibilità?
Strada tuttavia ha ritenuto che questo tandem semplicemente non esistesse. Lo ha scritto in un post. La vita della politica, della sinistra, della società civile è tutta nei post, mai oltre. Chiedetevi se questa sia una figata oppure, come credo, il segno di una sconfitta. Quella del fondatore di Emergency è la reazione che mi aspettavo. Para para. Così come mi aspettavo che tra un mese, due, l’eventuale “commissario” in solitaria Strada avrebbe rovesciato il tavolo accusando la burocrazia, la PA, il governo, il mondo intero di impedirgli di svolgere il suo compito (non capendo che il suo compito era esattamente quello di rendere possibile lo svolgimento del suo compito, non solo esserne splendidamente l’interprete).
Peccato. Perché il Covid avrebbe dovuto insegnarci che non l’uomo solo al comando (nemmeno dotato di grandissimi collaboratori) può affrontare con successo una battaglia che prevede morti e sofferenza quotidiana, ma una comunità intera, nel nome della collaborazione, della solidarietà e dell’umiltà silenziosa, la stessa mostrata dagli infermieri in corsia. Non è tempo di rockstar, purtroppo per le rockstar, e forse non lo sarà più (semicit. Ligabue). Al posto di Strada avrei detto: eccomi, sono qui, ditemi che devo fare, con chi devo lavorare, datemi tempo per farlo, mi impegnerò al massimo, grazie per la fiducia. Nessun distinguo anticipato. Tipo mettere le mani avanti. È quello che fanno le persone normali, ogni giorno, spesso senza che nessuno riconosca loro il compito svolto e i successi che conseguono. Ma tant’è. È stato un trappolone? Senz’altro. Il primo a esserci caduto è stato proprio Strada.
Io sogno un Paese dove i medici facciano i medici, gli infermieri facciano gli infermieri, i dirigenti PA facciano i Dirigenti PA, tutti facciano ciò di cui sono competenti e per cui hanno studiato anni. C’è quello che conosce la PA, i suoi iter, le sue procedure, le logiche amministrative e le leggi; e c’è quello che è bravo a stare sul campo, a dirigere, a organizzare e a far fruttare le risorse. Spesso non sono la stessa persona. E la popolarità non aiuta in sé, nemmeno aiuta essere manipolati mediaticamente e politicamente da un carrierista a cui abbiamo disonorevolmente concesso di governare l’Italia. Quando sento parlare di “burocrazia” metto le mani sul viso. Vuol dire che non si sa nulla di cosa sia e come funzioni la macchina amministrativa. Ignoranza pura. Ebbene nella vicenda Strada sta precipitando il peggio di tutto questo, come in un vortice pernicioso. Alla maniera dei 101, ripeto, vicenda che hanno già tutti frainteso o dimenticato. Anche le Sardine, a cui riconosco il fresco merito di aver combattuto come leoni in piazza, adesso si ergono a opinionisti autorevoli. Bene, è lecito. Ma rivedere sempre le stesse cose in scena fa rabbia e noia assieme. Sentimenti contrastanti che la politica italiana riesce a ricongiungere mirabilmente.
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Il Trappolone (altre due parole su Strada)
Adesso anche Gaudio si è fatto da parte. Vuol dire che il trappolone a spese della sanità calabrese e del governo era davvero “one”. Renzi e compagnia cantante hanno ottenuto il risultato che volevano: destabilizzare la situazione politica, mettere in difficoltà il governo su un singolo, marginale dettaglio, quando il problema è invece la risposta generale al virus, e dunque un’unità vasta e responsabile di intenti contro l’epidemia. È chiaro che gli avversari politici e i media stanno lavorando di fioretto e di sciabola nel loro unico intento di sfaldare il governo, lavorare per il rimpasto, indebolire Conte, chiamare a Palazzo Chigi Draghi, fare il governissimo e mettere le mani sul gruzzolo europeo. Tutto (anche passare sulla sofferenza dei malati) pur di arrivare dove vogliono arrivare, secondo la regola-base che i soldi vengono prima della salute. Semplice semplice.
Attorno al governo si sta stringendo una tenaglia, da una parte Renzi e Bettini (il suo intervento di ieri sul Corsera è stato sfacciatamente sincero sulla necessità di piazzare Forza Italia nell’esecutivo, nel senso di incarichi e poltrone), dall’altra i poteri Confindustriali e i loro “strumenti” di lavoro (a cominciare dai media). La cosa è così palese che il comitato di redazione del Sole si è già ribellato alle pressioni dei bonomiani, che invadono il giornale con vagoni di interviste-redazionali fatte ai fedelissimi del Capo. Non c’entrava Zuccatelli (che a questo punto è chiaro era meglio che rimanesse dov’era). Strada, d’altra parte, sarebbe stato meglio che avesse accettato con la dovuta umiltà il ruolo di affiancamento che gli era stato proposto, sembra, ‘protetto’ nel suo lavoro comunque da un commissario esperto. Guadio, chiaramente, si è dimesso per ragioni che non sono quelle addotte.
Spero sia chiaro a tutti che questi sono caterpilar, hanno gli scarponi chiodati e non guardano in faccia a nessuno. Vogliono cambiare il governo, o almeno mutarne gli equilibri con un rimpastone. Fanno sul serio, non si fermeranno. Ho come il sentore che Marcucci scalpiti per andare alla sanità, la Gelmini alla scuola, un uomo di Bonomi all’Industria e alle attività produttive. Conte sarebbe inizialmente un ostaggio, poi si procederebbe al cambio del premier sotto la spinta dei media e di certi intelligentoni su fb, che pensano che fare politica sia come prendere 30 e lode a un esame universitario. Intanto la sanità calabrese, che un commissario ce lo aveva ma è stato costretto a dimettersi sotto la spinta dei fan occasionali di Strada, ora si ritrova senza. E sappiamo come questo possa pesare in una fase tremenda come l’attuale. Non c’è più un commissario in Calabria ma c’è un buon governo che su una questione minutissima, su una nomina, su una persona accantonata senza che avesse nemmeno cominciato a lavorare, si sta giocando un pezzo di destino politico. Bel cavolo di capolavoro.