ROBERTO BURIONI ENTRERA’ NELLA STORIA PER AVER
CONTRASTATO I CIARLATANI NO VAX, MA IL SUO DECALOGO SU CIO’
CHE I MEDIA NON DEBBANO FARE, CONFERMA UNA REGOLA:
SAREBBE BELLO SE OGNUNO FACESSE IL PROPRIO MESTIERE
In Italia troppi protagonisti della scena pubblica si improvvisano tuttologi a cominciare, dobbiamo riconoscerlo, da tanti giornalisti. Il professor Roberto Burioni sinora aveva affermato la propria personalità in una polemica gagliarda, frontale e coraggiosa per contrastare gli eccessi dei no vax. E quando si è cominciato a parlare di coronavirus è stato tra i primi ad avvertire: attenzione, è una cosa seria. Ora ha deciso di scrivere una sorta di decalogo sulla fase 2, nel quale avanza proposte su materie che conosce. Il punto 5 però si esprime così: “Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista”. I giornalisti sono una categoria corporativa, vittimista e retorica come tante altre, ma c’è una regola, antica come le vere democrazie: mai mettere decaloghi, confini e men che mai bavagli all’informazione, perché si sa dove si comincia e non si sa mai dove si finisce.