Fonte: Politicaprima
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di Giangiuseppe Gattuso – 31 dicembre 2016
Non ci siamo fatti mancare nulla.
Dodici mesi impetuosi vissuti pericolosamente. Una partita politica lunga e combattuta con asprezza che ha interrotto, per ora, la corsa del rottamatore per antonomasia attraverso un voto popolare preciso, dirompente, inflessibile. Che ha messo in salvo la Costituzione, lo spirito e i suoi principi fondamentali grazie ad una presa di coscienza ampia e rappresentativa oltre ogni aspettativa. I giovani hanno fatto la differenza.
Noi ci siamo stati. Abbiamo detto la nostra, abbiamo dibattuto, approfonditamente e senza pregiudizi. Un contributo alla consapevolezza, una, spesso appassionata, difesa dei valori fondanti della democrazia partecipata. E abbiamo sempre aperto le porte alle opinioni diverse, a chi la pensava diversamente, a chi credeva alla necessità di un cambiamento radicale della Carta costituzionale anche se imperfetta. È andata bene e siamo soddisfatti.
Una grande conquista del 2016 è stata la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”. Una riforma giusta e doverosa attesa da troppi anni che ha, finalmente, riconosciuto a tanti cittadini il diritto di vivere con piena dignità la loro esistenza. È mancata per poco il completamento dell’opera con la possibilità dell’adozione del foglio naturale del partner. Peccato, sarà per una prossima volta.
Il 2016 è stato l’anno della riforma della pubblica amministrazione, che non ha passato però l’esame della Corte Costituzionale. È in vigore, invece, la parte riguardante i cosiddetti “furbetti del cartellino”. Per i quali si è scatenata una caccia alle streghe oltre misura contro i lavoratori del pubblico impiego alimentata dai media e dal Governo in primis. La parola d’ordine per mesi è stata “licenziamento entro 48 ore”.
E non sono mancati gli “arrivi” e i morti nel Mediterraneo. Tanti, troppi. Donne, giovani, bambini, una ecatombe a cui ci siamo abituati. L’invasione la chiamano, alla quale, secondo tanti, bisogna fare fronte in ogni modo. Una barriera di 175 km di filo spinato, alto 4 metri, fatta realizzare da Orban lungo il confine con la Serbia. E miliardi di euro alla “democraticissima”, si fa per dire, Turchia di Erdogan per trattenere i migranti sul suo territorio, chiudendo i varchi verso la Grecia e la Bulgaria.
A casa nostra non sono mancate le battaglie forsennate in difesa della nostra identità, del nostro territorio condotte dalle forze politiche per lucrare consensi. Su cosa fare sono sostanzialmente tutti d’accordo, anche se usano toni diversi: Trattenere gli aventi diritto, i profughi, e rimandare a casa tutti gli altri. E come? Con quali mezzi e con quale giustificazione morale. Come si fa a rimandare a casa chi è fuggito dalla sofferenza e dalla povertà, sfidando avversità inimmaginabili al costo della vita. Una situazione tremendamente difficile e complicata, spesso fonte di speculazioni. L’atteggiamento dell’Europa continua a lasciare perplessi e la questione finora rimane un problema affidato ad ogni singolo paese. Vedremo cosa e come dovrà cambiare la politica e la gestione dell’immigrazione in tutta l’Unione.
A questo bisogna aggiungere il gravissimo tema del terrorismo. E anche se siamo l’unico grande paese europeo senza attentati negli ultimi 15 anni, abbiamo pagato con sette vite gli attacchi di Parigi, Bruxelles, Nizza e Berlino. Una scia di sangue che lascia sgomenti.
È stato l’anno delle sorprese e delle conferme elettorali. Tante amministrazioni diventate a 5 stelle a conferma della consistente presenza sul territorio di un movimento dato per spacciato dopo l’exploit delle politiche del 2013. A Roma ha vinto una donna, Virginia Raggi, un fatto storico e dirompente che ha scatenato ogni tipo di reazione del sistema di potere economico e partitocratico. La Capitale d’Italia abbandonata e spolpata per decenni, lasciata al suo destino da politici di primo livello, di lungo corso, bravi, competenti e, soprattutto, “onesti”. Che fin dal primo minuto hanno avuto la faccia tosta di attaccare la Sindaca come fosse la responsabile di tutti i mali di Roma. Veramente riprovevole. E a Torino, quasi a sorpresa, la giovane Chiara Appendino. Un segnale evidente e forte su cosa circola nelle coscienze profonde della società.
Casi emblematici che confermano una sensibilità dei cittadini accresciuta e una consapevolezza su ciò che li circonda anche grazie alla rete e ai social network. Uno strumento potente che ha messo in dubbio le certezze dei detentori del potere d’informazione. E non possiamo dimenticare la sorpresa Brexit che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa e l’uscita di scena del premier Cameron, così come, e forse ancora più sorprendente, la vittoria di Donald Trump a scapito della candidata del Partito Democratico data per vincente da tutti i sondaggi.
Ecco perché qualcosa si muove, non buono, sul piano del controllo dell’informazione. E voglio sottolinearlo qui in questa mia riflessione di fine 2016. Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust ha posto proprio in questo fine d’anno un problema che riguarda la libertà di internet in un’intervista al Financial Times. Ipotizzando delle “regole europee contro le notizie false che sarebbero uno dei motori del populismo e una minaccia che grava sulle nostre democrazie. E pertanto bisogna scegliere se lasciare Internet così com’è, un Far West, oppure se imporre regole in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata”.
La ritengo una gravissima interferenza e una precisa indicazione su quali siano le reali intenzioni di chi fa parte dell’establishment. Di chi detiene il potere economico e politico e vigila sul mantenimento dell’ordine costituito, di chi occupa posti di rilievo nella vita sociale e culturale. È il tentativo, nemmeno troppo mascherato, di imbrigliare la rete e la libertà che ne discende, la possibilità di confronto senza mediazione che rende il cittadino consapevole. Non per altro l’Italia è ancora agli ultimi posti per diffusione e accesso ad internet e nella velocità di trasmissione dei dati. Credo ci sia il rischio concreto di un grave vulnus per la democrazia e per la libertà.
Un conto, infatti, come spiega bene il costituzionalista Gaetano Azzariti, è “la disinformazione, ovvero la propaganda, un’altra è la falsa informazione e il pensiero critico”. Per “le false informazioni ci sono già le sanzioni giuridiche. Mentre il pensiero critico deve essere salvaguardato e non può avere limitazioni perché fa parte della sfera delle libertà”. E l’art. 21 della Costituzione* garantisce a tutti proprio il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Non ci possono essere deroghe. Per nessun motivo al mondo.
Insomma, il 2016 si chiude come un anno di cambiamenti di sorprese e riassestamenti. Il 2017 dovrà essere l’anno delle grandi decisioni, della sempre maggiore consapevolezza dei cittadini in un mondo che si trasforma rapidamente. Se non lo capiamo resteremo tagliati fuori dalla storia. Buon 2017.
Giangiuseppe Gattuso
31 Dicembre 2016
* Costituzione – Art. 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro si intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.