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DI PEPE ESCOBAR 23 dicembre 2014
asiatimes.com
Roma e Pechino – L’ha fatto l’Impero Romano. L’Impero Britannico ne ha copiato lo stile. L’Impero del Caos l’ha sempre fatto. L’hanno fatto tutti. Divide et impera. Dividi e comanda – o dividi e conquista. È aggressivo, brutale ed efficace. Tuttavia non è per sempre, come i diamanti, perchè gli imperi crollano.
Una stanza con vista sul Pantheon può essere un tributo a Venere – ma anche una sbirciata alle opere di Marte. Sono stato a Roma principalmente per un simposio – Global WARning – organizzato da un talentuoso e dedito gruppo alla cui testa sta un ex parlamentare europeo, Giulietto Chiesa.
Tre giorni dopo, quando l’assalto al rublo è stato sferrato, Chiesa è stato arrestato ed espulso dall’Estonia, in qualità di persona non gradita: un’altra rappresentazione grafica dell’isteria anti-russa appiccicata alle Repubbliche Baltiche e il peso orwelliano che la NATO esercita sugli anelli deboli dell’UE. Il dissenso è semplicemente non permesso.
Al simposio, tenuto in un ex refettorio domenicano del 15° secolo divinamente ristrutturato, che ora è parte della biblioteca del Parlamento Italiano, Sergey Glazyev, al telefono da Mosca, ha dato una chira lettura della Guerra Fredda 2.0. non c’è alcun vero “governo” a Kiev: comanda l’ambasciatore statunitense. Washington ha escogitato una dottrina anti-russa per fomentare la guerra in Europa – e i politici europei sono suoi collaboratori. Washington vuole la guerra in Europa perchè sta perdendo la sua sfida con la Cina.
Glazyev ha definito le sanzioni una follia: la Russia sta cercando contemporaneamente di riorganizzare le politiche del FMI, di combattere la fuga di capitali e minimizzare le conseguenze della chiusura delle linee di credito bancarie a molti uomini d’affari. Il risultato finale delle sanzioni, dice, sarà una sconfitta dell’Europa dal punto di vista economico; la burocrazia europea ha distratto la sua attenzione dall’aspetto economico, da quando gli esperti di geopolitica statunitensi hanno preso il comando.
Solo tre giorni prima della corsa al rublo, ho chiesto a Mikhail Leontyev della Rosneft (Segretario Stampa, Direttore del reparto Informazione e del Dipartimento Pubblicitario) circa i rumors crescenti a proposito del governo russo che si starebbe preparando ad iniziare un controllo sulla valuta. Allora nessuno si aspettava che l’attacco al rublo fosse cosi rapido e studiato come uno scacco matto per affondare l’economia russa. Dopo una serie di caffè espresso sublimi al Tazza d’Oro, proprio accanto al Pantheon, Leontyev mi ha detto che il controllo di valuta è da considerarsi senza dubbio una possibilità. Ma non ora.
Ciò che egli ha enfatizzato è che questa è una guerra finanziaria lampante, supportata da una quinta colonna interna all’establishment russo. L’unica componente comune in questa guerra asimmetrica è la potenza nucleare. La Russia non si arrenderà. Leontyev ha dipinto l’Europa non come un attore, ma come un oggetto: “Il progetto europeo è un progetto statunitense”. La “democrazia” è ormai divenuta finzione.
La corsa al rublo è stata un terribile uragano economico. Non si minaccia uno scacco matto ad uno scacchista d’esperienza se le frecce nella propria faretra non sono più distruttive di un fulmine di Giove. Mosca ha retto. La Gazprom ha dato retta all’appello del Presidente Vladimir Putin e venderà le sue riserve di dollari sul mercato domestico. Il Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier è andato ufficialmente contro l’ulteriore “giro di vite” dell’UE, ovvero più controproduttive sanzioni contro Mosca. Alla sua conferenza stampa annuale, Putin ha sottolineato come la Russia resisterà alla tempesta. Io ero particolarmente intrigato da quanto NON ha detto.
Quando Marte ha preso il potere, in un’accelerazione frenetica della storia, mi sono ritirato nella mia stanza del Pantheon cercando canale Seneca; dall’euthymia – la serenità interiore – a quello stato di imperturbabilità che gli Stoici definivano aponia. Tuttavia non è semplice coltivare l’euthymia quando è in atto la guerra fredda 2.0.
Fammi vedere i tuoi imperturbabili missili
La Russia potrebbe sempre mettere in campo un’arma economica “nucleare”, dichiarando una moratoria sul suo debito estero. Dunque, se le banche occidentali si sono impadronite degli asset russi, Mosca potrebbe impossessarsi degli investimenti occidentali in Russia. In ogni caso, il desiderio di Pentagono e NATO di una guerra sul palcoscenico europeo non si realizzerà; a meno che Washington non sia folle a sufficienza da iniziarla.
In ogni caso, resta una grave possibilità, con l’Impero del Caos che accusa la Russia di aver violato l’INF (trattato sugli arsenali nucleari a medio raggio), nonostante si stia preparando a forzare l’Europa ad accettare il dispiegamento di missili cruise statunitensi nel 2015.
La Russia potrebbe contrattaccare i mercati finanziari occidentali tagliandoli fuori dalla ricchezza in greggio e gas naturale di cui dispone. I mercati collasserebbero – caos incontrollabile nell’Impero del Caos (o “caos controllato”, Putin dixit). Immaginate il crollo dell’universo multimiliardario dei derivati. Ci verrebbero anni per l’occidente per rimpiazzare il gas naturale e il petrolio russi, ma l’economia dell’UE ne uscirebbe comunque istantaneamente distrutta.
Anche solo questo fulmineo attacco occidentale al rublo – e ai prezzi del petrolio – usando lo schiacciante potere dei grandi nomi di Wall Street ha già scosso le banche europee molto esposte con la Russia; i loro Credit Default Swap sono schizzati. Immaginate quelle banche collassare come un castello di carte in stile Lehmann Brothers se la Russia decidesse per il default – scatenando una reazione a catena inimmaginabile. Pensate ad una mutua distruzione sicura (MAD) non nucleare – in effetti senza spargimento di sangue. Ora, la Russia è autosufficiente dal punto di vista energetico, minerario e agriculturale. L’Europa non lo è. Questo potrebbe essere il risultato letale della guerra di sanzioni.
Essenzialmente l’Impero del Caos sta bluffando, usando l’Europa come pedina. L’impero del Caos è scarso nel gioco degli scacchi quanto lo è nella conoscenza della storia. Ciò in cui eccelle è scommettere alzando sempre la posta per forzare la Russia a farsi da parte. La Russia non è disposta.
Scende l’oscurità al sorgere del caos
Parafrasando Bob Dylan in When I paint my masterpiece, ho lasciato Roma e sono atterrato a Pechino. Il viaggio Air China di un odierno Marco Polo; tra 10 anni, si prenderanno treni ultraveloci da Shanghai a Berlino.
Da una stanza nella Roma imperiale a una stanza in un pacifico hutong – una reminiscenza della Cina imperiale. A Roma i Barbari brulicavano all’interno delle mura, saccheggiando delicatamente le briciole di un’eredità così maestosa, tra di essi c’è anche la Mafia locale. A Pechino, i Barbari sono tenuti sotto stretta sorveglianza, ovviamente c’è un elemento panottico, necessario per assicurare la pace sociale. La leadership del Partico Comunista Cinese (CCP) – fin dalle riforme destabilizzandi del Piccolo Timoniere Deng Xiaoping – è perfettamente a conoscenza che il proprio Mandato dal Cielo è direttamente condizionato dal perfetto equilibrio tra nazionalismo e quello che potremmo definire “neoliberismo con caratteristiche cinesi”.
In uno stile differente da quello dei “morbidi letti orientali” che avevano sedotto Marco Aurelio, gli splendori della seta di Pechino offrono uno scorcio di una potenza emergente perfettamente conscia di sé. Dopotutto l’Europa non è altro che un catalogo di varianti di sclerosi multipla e il Giappone è vittima della sesta recessione in 20 anni.
A completare il tutto, nel 2014 il Presidente Xi Jinping ha scatenato una frenesia diplomatica senza precedenti – in ultima istanza legata al progetto di erodere poco alla volta ma inesorabilmente la supremazia statunitense in Asia e di ridisporre la scacchiera della geopolitica mondiale. Ciò che Xi ha affermato a Maggio a Shanghai racchiude il progetto “è tempo che gli Asiatici si occupino degli affari dell’Asia”. Al meeting dell’APEC di Novembre, ha alzato la posta, promuovendo un “sogno asiatico-pacifico”.
Nel frattempo la frenesia è la normalità. Escludendo i due mostruosi accordi sul gas da 725 miliardi di dollari – gasdotti Potere della Siberia e Altai – e una recente offensiva legata alle nuove vie della seta in Europa occidentale, apparentemente nessuno in occidente si ricorda che a settembre il Primo Ministro cinese Li Keiqiang ha firmato non meno di 38 accordi commerciali con i Russi, incluso un accordo sullo swap e uno fiscale, che implicano totale interazione economica.
Potrebbe diventare una pietra miliare la svolta geopolitica verso l’integrazione Russia-Cina, che potrebbe anche essere definita la più grande manovra strategica dell’ultimo secolo. Il piano finale di Xi non è ambiguo: un’alleanza economico/commerciale Berlino-Mosca-Pechino. L’industria e la finanza tedesche la vogliono disperatamente, ma i politici tedeschi non hanno ancora recepito il messaggio. Xi – e Putin – stanno costruendo una nuova realtà economica in terra eurasiatica, lavorando alacremente su fondamentali ramificazioni politiche, economiche e strategiche.
Ovviamente, la strada sarà molto dissestata. Non è ancora trapelato dai media occidentali, ma le menti accademiche indipendenti in Europa (sì, esistono, più o meno come una setta segreta) sono sempre più allarmate che non esista modello alternativo al caotico ed entropico neoliberismo estremo/capitalismo in stile casinò promosso dai Padroni dell’Universo.
Anche se l’integrazione eurasiatica prevarrà a lungo termine e Wall Street divenisse una sorta di borsa locale, i Cinesi e il nuovo mondo multipolare sembrano comunque legati al modello neoliberista in essere.
E così come Lao Tzu, già ottantenne, aveva dato al giovane Confucio uno schiaffo intellettuale sul viso, l’occidente avrebbe bisogno di una bella sveglia. Divide et impera? Non funziona ed è destinato a fallire miseramente.
Per come stanno le cose, ciò che sappiamo è che il 2015 sarà un anno da pelle d’oca per molteplici aspetti. Poichè dall’Europa all’Asia, dalle rovine dell’Impero Romano al rinascente Medio-Regno, restiamo comunque sotto il segno dello spaventato, pericoloso e incontrollabilmente irrazionale Impero del Caos.
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Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009) e Empire of Chaos. Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com o seguito su facebook.
Fonte: http://www.atimes.com/
Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-02-231214.html
l’autore della traduzione è FA RANCO