di Lanfranco Turci – 22 febbraio 2016
Le tre giornate sono finite. Ora bisognerà lasciar depositare un pó la polvere. Devo peró dire, per usare un eufemismo, che non sono entusiasta. Dire tuttavia che sono deluso sarebbe una prova di ingenuità politica. Le tre giornate di Cosmopolitica ci hanno dato una fotografia abbastanza dettagliata di quello che è per ora quello che chiamiamo Sinistra Italiana. Un buon asse politico-culturale in molti interventi di compagne compagni di Sel e Futuro a sinistra, soprattutto di quanti usciti ora dal PD e da radici più profonde della sinistra. Si veda la relazione di Galli o interventi come quello di Prospero, Fassina, Cofferati e altri. Ottimi altri interventi di contributo scientifico come quelli di Baccaro, Michela Cerimale, Marta Fana e altri ancora. Da questo punto di vista nella registrazione del dibattito ci sono molti utili materiali di cultura politica che possono essere recuperati e studiati. E considerando che sono stati ascoltati da un migliaio di persone è un fatto sicuramente positivo. Aggiungiamo l’ottima seduta dedicata ai temi costituzionali e della legge elettorale. Quello che è mancato e non poteva non mancare data la mancanza di un chiaro dibattito politico preliminare, è stata la delineazione di un preciso asse politico su cui costruire il futuro Partito. Qui si è sentito tutto e l’opposto di tutto: da un forte anti liberismo costruito su basi strutturali traducibili politicamente nella politica nazionale ed europea (ma attenzione l’Europa vera e propria è stata in gran parte rimossa, per le divisioni dei mesi scorsi su piano A e piano B), a un movimentismo fatto di slogan e analisi oniriche che da anni occupa larghe parti della sinistra. Soprattutto quella dei diritti costruiti senza proporne la base materiale, senza una analisi di cosa sia e come funzioni il capitalismo attuale e quali siano le leve con cui contrastarlo.
Una sinistra” desiderante”, spesso basata sulla retorica della fine del ‘900, e dunque della fine dei Partiti, della lotta di classe, del lavoro e della stessa parola Sinistra. Molti interventi di questo tipo da parte di giovani (Act, Tilt), spesso accompagnati anche da una richiesta di rottamazione di sapore renziano. Qui gioca una certa eredità vendoliana, di una cultura molto sovrastrutturale in cui l’immaginifico prende spesso il posto della analisi reale. Non è poi mancata la posizione ben presente in Sel del Partito dei “territori” e delle alleanze amministrative col PD. Lo segnalo ovviamente senza farne oggetto di critica moralistica tipo poltrone e cose simili. Che Sel sia in giunta da anni col PD è un preciso dato politico frutto di un’altra fase politica che non si tratta di chiudere traumaticamente o meccanicamente. Ma pretendere di farne una linea politica buona a prescindere anche per il futuro e nel presente di Milano assume un senso politico difficilmente accettabile. La Sinistra Italiana che deve nascere non deve combattere solo il renzismo come se fosse il berlusconismo 2.0, ma deve contestare la cultura neoliberista che ha pervaso anche gran parte del PD, senza sconfiggere la quale non ci sarebbero i presupposti per alcuna alleanza strategica. Se a questo quadro di differenze uscite dai 3 giorni, ci aggiungete le inevitabili difficoltà legate alle resistenze naturali, organizzative e personali, capite tutti che lavoro improbo ci aspetti. Ma prima di fasciarci la testa proviamo a vedere di usarla insieme a braccia e gambe e a quella quota di tenacia che è imprescindibile.