17 dicembre 2014
“Buongiorno, mi chiamo Noi, e sono il nuovo leader carismatico di chi in Italia lotta contro le disuguaglianze, la devastazione dei beni comuni e la corruzione”
Sarebbe divertente no?
Il Prof. Luciano Gallino (persona molto intelligente e degna di attenzione) in un articolo su Repubblica accennava, tra le altre cose, al problema del “leader”: alla sinistra italiana manca il leader, questo è (sarebbe) il problema. https://www.nuovatlantide.org/uno-tsipras-per-litalia/
E ovviamente Gallino non è il solo a desiderare un leader, tanti lo attendono. Ma se persone intelligenti come il professore ne parlano soprattutto per questioni di visibilità, la maggior parte delle persone, mi sembra, purtroppo, che siano piuttosto in attesa di un messia.
E se per una volta il capo, il leader, il salvatore, il duce, non fosse una persona? E se per una volta fosse una collettività intera ad essere leadership di se stessa?
Tantissimi insomma vogliono il leader. Ma perché fare tanto i radical chic schifiltosi, diamogli (diamoci!) questo leader allora! Mi rivolgo alla comunità di elettori dell’Altra Europa con Tsipras, ai cittadini di sinistra, ecologisti, antifascisti, solidali (o semplicemente “democratici” se preferiamo, cioè che credono nell’uguaglianza, nella libertà, nella fratellanza). Ad un’ampia comunità culturale che esiste anche se non è organizzata, non ha nome, vota partiti diversi, con poca convinzione, o magari non vota più, un popolo sperso, senza “guida”.
Ma creiamone uno collettivo, di leader. Formiamo un’intelligenza collettiva e scriviamo insieme, in migliaia, i nostri discorsi, le nostre dichiarazioni, le nostre idee. E poi una persona qualsiasi di questa intelligenza collettiva, diversa di volta in volta, prende il comunicato, sale sul palco e declama “Buongiorno, sono Noi, il vostro leader…”
Sale Antonio, l’operaio FIOM “Buongiorno, sono Noi, oggi lottiamo per il diritto ad un lavoro dignitoso, queste sono le norme di cui abbiamo bisogno”
Sale Marta, l’insegnante precaria “Buongiorno, sono Noi, questa è la Buona Scuola, quella vera, che ho scelto per il Paese”
Sale Luciano (Gallino?) l’intellettuale di sinistra “Buongiorno, sono Noi, il leader che difenderà finalmente i poveri dalla guerra di classe che stanno vincendo i ricchi”
Sale l’ammalato di SLA che da mesi manifesta per il contributo statale “Buongiorno sono Noi, il vostro caro leader”
Sale il laureato nigeriano che ora raccoglie arance a Rosarno, sale il signore Rom che prima in Serbia faceva il metalmeccanico per la Fiat e ora tutti a Tor Sapienza lo chiamano nomade, sale Moni il famoso attore teatrale, sale Barbara, Eleonora o Curzio, che sono europarlamentari, salgo io che non sono nessuno, insomma salgono tutti, e tutti dicono “Buongiorno, sono Noi, e oggi vi guiderò alla vittoria”.
Non lo so, è una fantasia così, ma a me fa sorridere.
E forse, in fondo in fondo, visti i ducetti che il passato (e il presente) ha collezionato, forse preferirei questo leader agli altri.
È vero, nel nostro mondo di comunicazione (e non di informazione!) ciò che conta è l’apparenza, l’immagine di forza e potere, la celebrità, e ha ragione chi riesce a ripetere la propria visione più volte di tutti o ad urlarla più forte.
Però è anche vero che l’abito non fa il monaco e a un certo punto conta anche il contenuto. Perché ci vuole un messia famoso, bello, giovane e maschio?
Del resto Tsipras al Valle disse a Renzi che “non basta essere giovani per fare cose giuste”
E Mujica dall’Uruguay ci mostra come si possa vincere nonostante (o soprattutto?) la sobrietà di vita, l’età e la salute non più gagliarda e tosta.
E anche il Subcomandante Marcos (leader collettivo, “morto” in primavera per far “rivivere” il Sub Galeano, ucciso tempo fa dai paramilitari e ora “nuovo leader” dell’EZLN), nonostante un’aria da macho e bellicosa, ci dimostra come la faccia non sia importante (tutti vestono con il passamontagna nelle manifestazioni!) e come si possa fare politica anche con l’autoironia e la tenerezza delle sue favole con Don Durito (lo scarafaggino che si crede Don Chisciotte).
(Per i pochi che non conoscessero la reale identità del sub Marcos qui c’è un suo video senza passamontagna https://www.youtube.com/watch?v=qRnoJt7PTDE)
“La nostra lotta è per la vita” – Marcos, Tsipras, Noi…?
5 commenti
L’idea è molto piacevole e raffinata, ma…!
I dubbi me li rimanda la consapevolezza del basso livello qualitativo del nostro elettorato, come è quasi sempre per le masse. La storia ci rimanda immagini di folle osannanti il duce di turno, di popoli vittime “naturali” del plagio del potere costituito, quasi sempre regressivo, per meglio controllare il consenso, raramente, per pochi popoli, evolutivo, per perseguire l’emancipazione culturale.
I dubbi me li rimanda la recente nostra storia che mostra i successi di efficaci comunicatori (o pifferai magici) che, con slogan semplici e brutali, hanno ottenuto milioni di suffragi e voti.
Saprà il nostro “popolo astenuto” riconoscersi in quel “NOI” così raffinato e variabile o sarà necessaria ancora una “bandiera” finalmente credibile e affidabile, ma semplice e stabile, nella quale riconoscersi?
Pur essendo preferibile il NOI per chi è ancora capace di analisi e sintesi autonome (non ama i capi), credo che per aggregare numeri importanti sia più funzionale il “leader comunicatore efficace” che suoni la musica del NOI.
(Purtroppo) forse ha ragione, ma è veramente importante che questa cultura radicalmente democratica prenda piede non solo nei discorsi della sinistra ma anche nei desideri immediati e nelle pratiche.
I “leader individuali”, potranno anche venire, ma saranno veramente adatti solo se si riconosceranno in questo immaginario, solo se si porranno come megafoni e facilitatori di un processo di autorganizzazione e responsabilizzazione di migliaia di persone.
Persone come Moni Ovadia, che parla benissimo, sempre attento ai diritti umani, che subito ha rinunciato alla poltrona come aveva promesso e non ha ritagliato nessuno spazio di potere o visibilità politica, persone del genere le vedrei bene come portavoce (da turnare frequentemente).
Ma comunque l’idea di una “leadership collettiva” non annulla l’identità delle persone: lì emergeranno le qualità non solo di Moni Ovadia, ma anche di tanti altri meno famosi.
I leader (che noi auspichiamo) saranno sicuramente adatti… Chi difficilmente sarà adatto a questa raffinata tipologia comportamentale, è sempre quel popolo mediocre a cui è affidata la qualità del Parlamento.
Davanti a frequenti cambiamenti di immagine si troverà sorpreso e spaesato.
Rimetto il link al video, che quello nell’articolo non funziona più https://www.youtube.com/watch?v=qRnoJt7PTDE